Il 2020 è stato l’anno del covid, l’anno che ha stravolto completamente la sanità italiana e non solo. Molti ospedali sono diventate strutture solo covid, altri hanno dovuto chiudere alcuni reparti per allargare i posti di terapia intensiva. L’effetto covid ha avuto ripercussioni non solo sugli stessi malati colpiti dal virus ma anche su chi combatteva da prima con altre malattie. Proprio i malati oncologici sono quelli che hanno avuto la peggio. Secondo il 13esimo rapporto dell’Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, il 20% dei decessi per Covid-19 ha riguardato proprio i malati oncologici e la cosa non stupisce se si considera che si tratta di pazienti fragili e che nel 2020 sono stati posticipati il 99% degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5% di quelli alla prostata, il 74,4% al colon retto.
Al momento l’Italia, dove nel 2020 sono stati stimati 377mila nuovi casi di tumore, non ha un piano oncologico nazionale: “L’ultimo elaborato risale al 2013 ed è scaduto nel 2016“, fa notare Giordano Beretta, presidente Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica). “La difficile gestione del Covid-19 ha contribuito ad accrescere la consapevolezza della necessità di un profondo rinnovamento tecnologico e di processo dell’assistenza oncologica. La lezione del Covid-19 non va sprecata. La pandemia ha prodotto danni collaterali e a risentirne sono stati, in primis, i pazienti oncologici.
La riprogrammazione dell’attività sanitaria deve tenere in considerazione i tumori alla stessa stregua delle patologie tempo-dipendenti dove, a differenza della specialità cardiovascolare, il tempo non si conta in minuti od ore, ma in settimane o mesi che possono impattare sulla sopravvivenza globale, libera da malattia e sulla qualità di vita“.