Classifiche Almalaurea, ecco le lauree più remunerative. E al Sud che succede?


Luglio, mese di bilanci per i tanti universitari e per i liceali che dopo l’esame di maturità devono iscriversi all’università. Ma qual’è la facoltà giusta per ognuno? O meglio, in tempo di crisi, la domanda più frequente che si pone un giovane è: riuscirò a trovare lavoro?

Negli ultimi tempi, la laurea non è considerata più un passepartout  per qualsiasi cosa e nemmeno una corsia preferenziale per l’impiego, eppure ogni anno ci sono migliaia di nuove matricole che aspirano alla tanto ambita laurea. Allora si cerca almeno di individuare una facoltà che permetta di fare carriera e che porti ad avere un lavoro più remunerativo rispetto ad un’altra.

Molti giovani si affidano alle statistiche e alle classifiche di alcune università italiane. Un aiuto concreto potrebbe essere fornito da Almalaurea, una società che raggruppa 64 università d’Italia, con le informazioni relative all’entrata nel mondo del lavoro dei laureati e il relativo compenso.

L’indagine mostra che tra gli under 29 i disoccupati italiani sono oltre il 28%, i laureati vedono un tasso di impiego più alto rispetto ai diplomati di 13 punti percentuali e onorari superiori al 48%. Riguardo alla carriera, le università emiliane (Modena, Reggio, Ferrara), formano medici, ingegneri, giuristi, umanisti che riescono a trovare maggiormente impiego, rispetto agli altri. Il Politecnico di Milano domina nel settore scientifico-tecnologico, mentre per le università di Cagliari, Catanzaro, Reggio Calabria e Messina i laureati hanno tempi di attesa più lunghi per un impiego, con una retribuzione media di 3/400 euro al di sotto della media.

Si confermano come lauree più remunerative quella in economia ed ingegneria, infatti già dal primo anno dopo la fine degli studi il laureato in economia guadagnerà dieci mila euro in più dei colleghi umanisti, mentre a distanza di 15 anni il distacco aumenta a ventisei mila euro.

Inoltre le schede presentate dal Corriere della Sera mostrano gli impieghi dei laureati in sei aree professionali: Architettura, Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Medicina, ad un anno e a cinque anni dal titolo. Analizzando i dati ciò che emerge è la difficile realtà delle università meridionali, con il tasso di occupazione più basso rispetto alle università del nord Italia. Ma come afferma Andrea Cammelli, fondatore di Almalaurea, al sud ci sono ottime università (Catania, Palermo, Bari, ecc.) ma purtroppo opportunità di lavoro più basse e chi può cerca di spostarsi al nord o addirittura all’estero.

Concludendo, possiamo notare che in un periodo di forte crisi come quello che stiamo vivendo, la laurea conta ma non sembra essere indispensabile. Una possibile via di uscita potrebbe essere costituita, invece, dalla riscoperta di alcuni mestieri quasi dimenticati, quelli che si tramandavano di generazione in generazione e il reinventarsi giorno dopo giorno.

Secondo voi, per la scelta dell’università, è giusto affidarsi solo a queste classifiche?

Per consultare le schede del Corriere della Sera clicca qui!

 

 


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