La Campania come terra di salvezza: è così che la racconta Rahmat Rezai, giovane ingegnere che, fuggendo dall’Afghanistan, è riuscito a realizzare il suo grande sogno nella nostra terra.
Al giornalista Raffaele Nappi, de ‘Il fatto quotidiano’, Rahmat ha raccontato la sua storia e il calvario cominciato quando aveva soli 6 anni. Allora, nel tragitto verso l’Iran, a seguito di un posto di blocco dei Talebani, fu allontanato dai suoi genitori che da quel momento in poi non vide più. Tuttavia, riuscì a raggiungere la destinazione in compagnia di suo zio. Lì ha iniziato a lavorare nella produzione di borse e zaini, senza seguire alcuna lezione scolastica.
Eppure, fin da bambino il suo desiderio è sempre stato quello di dirigersi altrove, così all’età di 13 anni, con i soldi messi da parte fino a quel momento, decise di partire con un gruppo di amici alla volta dell’Europa. La sua voglia di lasciare la sua terra per abbracciare un destino diverso lo ha portato ad attraversare l’Afghanistan, l’Iran, la Turchia e la Grecia, fino ad arrivare a Bari. Giunto in Italia si è spostato nei modi più svariati: a piedi, a cavallo, con un gommone e persino aggrappandosi ad un camion.
Il suo viaggio è terminato con l’arrivo al centro di accoglienza di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta. Lì è stato accolto con amore ed è stato avviato alla carriera formativa, conclusasi con successo nel 2021 quando si è laureato in Ingegneria Meccanica con il massimo dei voti all’Università Federico II di Napoli.
Di qui la riconoscenza del ragazzo verso i gestori della struttura: “Non ho mai visto persone così generose nella mia vita. Ognuno di noi ha avuto un futuro grazie a loro. Sono stati padri e amici sempre al nostro fianco. Sono, come mi piace chiamarli, angeli senza ali. L’Italia ha avverato il mio sogno. É la mia terra, ora è il momento di ripagarla”.
Una storia di coraggio, terminata con la realizzazione di un sogno, che funge da incoraggiamento ai tanti giovani che, a causa della crisi economica accentuata dall’avvento della pandemia, non riescono a intravedere uno spiraglio di luce. Proprio a loro Rahmat si rivolge dicendo: “Non mollate, crescete e studiate come ho fatto io”.