Quando gli eventi hanno il sapore di un’operazione di marketing per pochi eletti, è giusto porre domande a chi ne sa più di noi.
È indubbio che la città di Napoli debba ripartire dalla cultura di cui è madre, a volte matrigna.
È indubbio, altresì, che l’espressione “ripartire dalla cultura” sia stata utilizzata per la città partenopea un numero incalcolabile di volte, tale che ora puzza quasi di luogo comune.
Come avviene per i più celebri luoghi comuni, anche in questo caso la realtà dei fatti sembra distante dallo slogan utilizzato dai più: solo per citare un esempio, le ultime vicende relative alla guerra fredda tra i librai di Port’Alba e i vigili urbani, i quali hanno potuto esigere la rimozione delle bancarelle dei libri forti di una mancata presa di posizione da parte dell’amministrazione comunale, sono la cartina di tornasole di una situazione difficilissima per la cultura a Napoli.
Eppure a volte si è portati a pensare che i reali pericoli, non si celino dietro le manifeste (quanto inspiegabili) operazioni “distruttive”, ma dietro quelle che vestono i panni della “rinascita”, della “sensibilizzazione”, della “partecipazione popolare”, il più delle volte condito con aperitivi e foto patinate.
Il 31 luglio Napoli sarà coinvolta nell’iniziativa “Parti con il libro”: le librerie saranno aperte fino a mezzanotte.
Tutte le librerie? O con una vena di cinismo è giusto dire: almeno tutte quelle che non hanno chiuso? No, non tutte. Il programma prevede un percorso che riguarda le librerie:
– Berisio-Port’alba
– Colonnese-Via S.Pietro A Majella
– Evaluna-Piazza Bellini 72
– Feltrinelli Megastore-Piazza Dei Martiri
– Io Ci Sto-Piazzetta Fuga Vomero
– Librido-Via Nilo 29
– Pironti-Piazza Dante
– Pisanti (libreria Scientifica Editrice)-Corso Umberto I, 40
Altre, tra cui la Libreria Dante&Descartes (libri antichi e ritrovati), con sedi in piazza del Gesù Nuovo, via Port’Alba e via Mezzocannone, hanno letteralmente “appreso dai giornali” la notizia.
Questo è quanto affermato da uno dei giovani titolari della libreria: Giancarlo Di Maio , 26 anni, libraio, il quale, premettendo la differenza che a suo dire intercorre tra le librerie e i “negozi di libri” come lui definisce i distributori delle grandi multinazionali, si chiede perché ad oggi i librai, “mediatori e distributori del piacere della conoscenza”, siano in qualche modo costretti a rivendicare la loro esistenza tramite il mezzo della mondanità fine a se stessa.
Vorrei, a questo punto, invitare ad una riflessione: lungi da me ricercare affannosamente la “pars destruens” delle cose, ma non sarebbe quanto meno produttivo, che il Comune oltre che nutrire iniziative le quali portano facili titoli di giornale e fotografie da condividere online, studiasse in collaborazione con gli operatori del settore un serio piano per valorizzare il lavoro di coloro che vivono della Cultura, coloro che con dedizione la preservano nonostante tutto?
È arrivato il momento di porsi domande più grandi per darsi risposte meno facili, ma più soddisfacenti.
Una serata ben organizzata dà in prestito un bel vestito alla città, ma solo per una notte. Il giorno dopo tutto rischia di tornare come prima.