FOTO E VIDEO/ Bassolino: “Politica è saper dialogare. Berlinguer è stato il mio maestro”
Giu 16, 2021 - Martina Di Fraia
Antonio Bassolino, il candidato sindaco di Napoli che porta avanti una campagna elettorale scandita da vari incontri con i cittadini, oggi ha tenuto un comizio a Piazza Carità. In questa occasione, Bassolino si è soffermato sul ruolo sociale della politica e sui modi in cui quest’ultima è cambiata negli ultimi anni.
“La politica deve essere fatta di social, delle forme più moderne della comunicazione, ma la politica è anche molto rapporto umano, guardarsi negli occhi, saper dialogare”, ha dichiarato Bassolino. “È così che molti di noi hanno imparato a fare politica, attività nobile dell’umanità. L’abbiamo imparato fin da ragazzi.
Io l’ho imparato leggendo le “Lettere dal Carcere” di Antonio Gramsci, e poi la mattina prima di andare al liceo, andando nelle piazze attorno a Napoli, dove si svolgeva un vergognoso mercato delle braccia e dove i caporali tastavano i muscoli dei nostri braccianti, come oggi avviene per tanti immigrati e anche per tanti meridionali e italiani.
Così abbiamo imparato che assieme al diritto al lavoro sono importanti i diritti nel lavoro. Ed è per questo che cerchiamo di fare l’assemblea, il caseggiato, il comizio. Io ho imparato da grandi maestri: Giorgio Amendola, che faceva i comizi tuonando; Pietro Ingrao, che era un poeta in piazza; Enrico Berlinguer, che con il suo carisma riempiva le più grandi piazze italiane“.
Al comizio di Bassolino in piazza Carità è intervenuto anche Ciro Corona, fondatore e presidente dell’Associazione Resistenza Anticamorra. L’associazione, insieme alla cooperativa insieme alla cooperativa (R)esistenza, gestisce il Fondo Rustico “Amato Lamberti”, primo bene agricolo confiscato alla camorra.
“Quando ero piccolo mi dicevano, se ti vuoi salvare prenditi la patente dell’onestà e scappa via, o schierati con la camorra. Per fortuna abbiamo scelto una terza strada, quella di restare e resistere sui territori perché pensiamo che questa è terra nostra, non della camorra. Ce lo hanno insegnato i briganti prima e i partigiani poi: quello che ci appartiene va difeso“.
Riguardo al bene confiscato, Corona fa un appello alle istituzioni. “Da 4 anni aspettiamo i permessi per poterci lavorare. Non ci lavoro io là sopra: ci lavorano 11 detenuti che hanno scelto di cambiare vita, che ogni mattina arrivano dal carcere e ci tornano la sera. È questo che ci serve: che la città possa ripartire dalle periferie col dialogo e non semplicemente con gli slogan“-