Carcere Santa Maria C.V. Stamattina i militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta e della Compagnia di Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere hanno eseguito 52 ordinanze di misure cautelari nei confronti di persone in servizio alla Casa Circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere.
Le persone indagate sono accusate di torture pluriaggravate ai danni di molti detenuti, calunnia, favoreggiamento personale, frode processuale e depistaggio.
Il gip che ha firmato le misure parla di “una orribile mattanza“. I video della videosorveglianza, sottolinea in un comunicato il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, dimostrerebbero “l’arbitrarietà delle perquisizioni, disposte oralmente”, e fanno emergere “il reale scopo dimostrativo, preventivo e satisfattivo, finalizzato a recuperare il controllo del carcere e appagare presunte aspettative del personale della Polizia Penitenziaria, essendosi conseguentemente utilizzato un atto di perquisizione”.
Le immagini “rendevano una realtà caratterizzata dalla consumazione massificata di condotte violente, degradanti e inumane, contrarie alla dignità ed al pudore delle persone recluse”. Dopo una visita ispettiva del Magistrato di Sorveglianza sarebbe emerso che alcuni ristretti sarebbero stati lasciati senza biancheria e che non sarebbero stati visitati nonostante avessero contusioni ed ecchimosi evidenti.
Dai video acquisiti, scrive il Procuratore, “era possibile accertare, in modo inconfutabile, la dinamica violenta, degradante e inumana che aveva caratterizzato l’azione del personale impiegato nelle attività, persone difficilmente riconoscibili perché munite di DPI ed anche, quanto a numerosissimi agenti, di caschi antisommossa, unitamente a manganelli in dotazione, illegalmente portati con sé, ed anche di un bastone“.
I detenuti del reparto Nilo, sarebbero stati costretti a camminare attraverso un “corridoio umano” formato dai poliziotti e percossi al passaggio con “un numero impressionante di calci, pugni, schiaffi alla nuca e violenti colpi di manganello, che le vittime non riuscivano in alcun modo ad evitare”.
Altri elementi sarebbero emersi dall’analisi delle chat tra gli agenti della Penitenziaria, i loro dirigenti e altre persone.
“Allora domani chiave e piccone in mano”, “li abbattiamo come vitelli”, “non sempre il mefisto serve ai banditi per fortuna”, “spero che pigliano tante di quelle mazzate che domani li devo trovare tutti malati”, “si deve chiudere il reparto Nilo per sempre, il tempo delle buone azioni è finito”, scrivono prima delle perquisizioni.
Dopo l’acquisizione dei video, i messaggi cambiano, forse per paura di essere identificati: “Temo che da domani sarà una carneficina”, “Ci andranno pesante”, “mò succede il terremoto”, “pagheremo tutti, 300 agenti e una decina di funzionari”, “decapiteranno mezza regione”, “è stata gestita male e sta finendo peggio” e “finirà come la cella zero”.