Sulla vicenda relativa agli atti di violenza che si sarebbero consumati all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, il 6 aprile 2020, è emersa la testimonianza di un detenuto che ha raccontato di esser stato vittima di quei pestaggi.
Attualmente, i militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta e della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere hanno eseguito oltre 50 ordinanze di misure cautelari nei confronti di ufficiali e sottoufficiali della Polizia Penitenziaria in servizio quel giorno.
Le persone indagate sono accusate di torture pluriaggravate ai danni di diversi detenuti, calunnia, favoreggiamento personale, frode processuale e depistaggio. Accuse che sembrerebbero trovare conferma nelle parole di chi dice di aver vissuto sulla propria pelle quella ‘orribile mattanza’, così come descritta dal gip che ha firmato le misure in questione.
Uno dei detenuti, tra i pochi che hanno deciso di denunciare quanto accaduto, ha dichiarato all’Ansa quanto segue: “Dopo gli arresti di ieri sono sollevato. Li aspettavo da tempo ma dopo più di un anno ho ancora paura. Negli occhi ho ancora quei momenti terribili, mai vissuti in carcere e con nessun poliziotto della Penitenziaria con i quali ho sempre avuto buoni rapporti”.
L’uomo, che ha richiesto l’anonimato, si sarebbe trovato proprio lì il giorno in cui si sono consumate le violenze, e lui stesso sarebbe stato colpito dalla furia degli agenti in servizio: “Quel 6 aprile fu una cosa assurda, mai vista. Ci hanno pestato per ore, facendoci spogliare e inginocchiare. Qualcuno si è fatto la pipì addosso, ad alcuni tagliarono anche la barba e i capelli. Il giorno dopo ci hanno fatto stare in piedi non so per quanto tempo vicino alle brande come fossimo militari”.
Anche i video della videosorveglianza, come sottolinea il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone, rivelerebbero “una realtà caratterizzata dalla consumazione massificata di condotte violente, degradanti e inumane, contrarie alla dignità e al pudore delle persone recluse”. Altri dettagli, poi, sarebbero emersi dalle chat private degli agenti della Penitenziaria, dei loro dirigenti e di altre persone.