Capire la qualità dell’aria che respirano gli abitanti della “Terra dei Fuochi” grazie agli ulivi. E’ lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Chemosphere: “Air quality biomonitoring through Olea europaea L.: the study case of Land of Pyres“.
La ricerca è stata finanziata dalla Regione Campania e condotta dal Dipartimento di Salute Pubblica dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e Biologia “A. Zambelli” dell’Università di Salerno. Sono stati analizzati otto comuni dell’area e tre siti remoti bio-monitorando le loro foglie d’ulivo. Il risultato è che le piante sono contaminate da elementi tossici ma in maniera limitata.
Sono state rilevate presenze di Antimonio, Alluminio e Manganese dovute anche allo smog e agli scarichi delle auto. Lo studio ha previsto il campionamento di foglie di ulivo in quanto specie vegetale sempreverde e che rimane esposta 24 ore su 24 alle condizioni ambientali. Sono stati analizzati circa 100 alberi di ulivo, alcuni situati in comuni che non fanno parte della Terra dei fuochi.
“Non esistono fenomeni di inquinamento diffuso, – ha spiegato in una nota della Scuola di Medicina della Federico II – ma al tempo stesso sono stati evidenziati dei picchi di concentrazione relativi, verosimilmente, a sorgenti di emissioni puntuali“. I risultati evidenziano “come anche nello stesso comune, a volte, esistano delle differenze importanti nelle concentrazioni di alcuni elementi potenzialmente tossici“. L’area “è anche molto esposta a intenso traffico veicolare, fonte di erosione di alcuni componenti veicolari contenenti Antimonio, Alluminio e diverse leghe“.