Dopo un anno di fermo a causa della pandemia di Covid, a Napoli è tornato il Pride. La manifestazione si è tenuta a Piazza Dante e ha ripreso lo slogan del primo pride della città partenopea tenutosi nel 1996, esattamente 25 anni fa: “Jesce sole“. Molte le personalità di spicco -politiche e non- che hanno presieduto l’evento, salendo sul palco appositamente allestito per dare la loro testimonianza e il loro appoggio alla comunità LGBTQ+. Madrina dell’evento Arisa, che si è esibita insieme ad altri artisti durante la manifestazione.
Le prime a salire sul palco del Napoli Pride sono state le associazioni LGBTQ+, con le loro rappresentanti donne: Antinoo Arcigay Napoli con la presidente Daniela Lourdes Falanga, ALFI Le Maree Napoli con la presidente Antonella Capone e Associazione Trans Napoli con la segretaria Angelica Visconti. Antonella Capone ha ricordato la nascita de “Le Maree” l’anno dopo il primo Gay Pride di Napoli nel ’96, riportando alla memoria con un video lo slogan provocatorio e mai passato di moda: “La Madonna di Pompei vuole bene pure ai gay.“. Poco dopo, la Falanga ha insistito sull’elemento politico: “Il valore dei diritti di tutti viene leso da politici incapaci di leggere il mondo nelle sue naturali evoluzioni, generando solo odio.“.
Anche la presidente ALFI Nazionale, Chiara Piccoli, è intervenuta ponendo l’attenzione su tre punti fondamentali, possibili solo con la libertà e l’autodeterminazione: “Vogliamo la parità di salario, il riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso e l’accesso alle adozioni!“. Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay Nazionale, ha aggiunto: “Di sconfitta in sconfitta stiamo vincendo la guerra. Dobbiamo continuare a riempire le piazze di questo paese: abbiamo fatto questo passo alla luce del sole e indietro non si torna. Contiamo sulle generazioni future.“. Ha parlato poi Danilo Di Leo, presidente della prima associazione provinciale di Napoli Pride Vesuvio Rainbow, nata a Torre Annunziata: “É un orgoglio di vedersi riconosciuti nella propria identità, perché essere omosessuali o trans non è una malattia, non è un crimine, non è una scelta: l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono una condizione.”.
Un importante riconoscimento è stato dato ai “femminielli” che hanno preso parte alla resistenza nelle Quattro giornate di Napoli, nelle parole accorate di Antonio Amoretti, presidente Anpi Napoli, e nel tributo teatrale “La resistenza negata” di Fortunato Calvino.
Tanti altri i rappresentanti della comunità LGBTQ+ che sono intervenuti: Vincenzo Capuano presidente di Arcigay Napoli nel 1996, la drag queen Bellatrix, il professor Paolo Valerio presidente dell’associazione Genere, identità e cultura, l’associazione Famiglia Arcobaleno, l’attore Gino Curcione, e non solo. Ad accompagnarli gli artisti del dopo Pride, tra cui Paola Turci, Emiliana Cantone e Gianluca Capozzi.
Associazioni e arte sul palco del Napoli Pride, ma anche tanta politica tutta a sostegno del DDL Zan e dei diritti della comunità LGBTQ+.
L’assessora alle pari opportunità, Francesca Menna, ha deciso di portare in piazza la verità: “Dobbiamo stare attenti, le parole possono essere manipolate, ecco perché voglio parlare di fatti. Grazie a tutte le associazioni capaci di fare un passo avanti e guardare nella stessa direzione; grazie al sindaco per aiutare le persone LGBTQ+ col progetto ‘Casa delle culture e dell’accoglienza’; grazie anche agli assessori per quella casa, presidio costituzionale dei diritti, unica casa al Sud e unica casa comunale in Italia; grazie al Comune per accogliere le innovazioni digitali e anagrafiche per un più facile e veloce cambio di nome.“. Uno sguardo è stato volto anche alla comunità LGBTQ+ del carcere di Poggioreale, per la quale sarà istituito un osservatorio per la violenza omotransfobica. L’assessora ha concluso: “I diritti non hanno ambiguità perché sono scritti nella Costituzione e bisogna pretendere che vengano applicati. Per questo la Legge Zan deve essere approvata!“.
Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, è salito sul palco per qualche minuto. Avendo partecipato negli ultimi dieci anni a tutti i pride, ha detto: “Che bello vedere una piazza piena di persone, piena di contenuti e di lotta per i diritti: chi lotta è un vincente. La storia viene scritta dai popoli e il Parlamento deve avere coraggio per arrivare a delle conquiste. Viva Napoli, non pieghiamoci mai!“.
Presente anche Vladimir Luxuria, che ha voluto portare un messaggio agli omofobi: “I tempi sono cambiati: la comunità non vuole più subire, vuole reagire. Non staremo più zitti! Fino ad oggi gli omofobi non si sono sentiti minacciati e sono rimasti impuniti, ma non staremo più in silenzio. Qualcuno dice che la Legge Zan limita la libertà di espressione, ma in realtà vuole essere un bavaglio alle espressioni di odio.“. Luxuria ha voluto ricordare anche alcune vittime recenti dell’omofobia, come Orlando Merenda morto suicida a 18 anni per un ricatto sessuale omofobo, oppure la 14enne di Cerignola picchiata da alcuni uomini per aver difeso un amico gay bullizzato. Ha terminato così: “Allora jesce sole a illuminarci! E che la religione si occupi di religione e non delle leggi dello Stato.“.
La parola è poi passata all’ospite più atteso della manifestazione, l’onorevole Alessandro Zan, che dà il nome alla legge. L’appello di Zan è per tutta la popolazione di Napoli, una città calorosa e accogliente per natura: “Dobbiamo fare in modo che il Senato, dove una legge di civiltà è bloccata, ascolti questa piazza! Questa è una legge che contrasta i crimini d’odio, quelli più insidiosi perché colpiscono le persone non per quello che fanno, ma semplicemente perché esistono. In un paese civile non possiamo accettare che questo accada.“. L’onorevole ha concluso dicendo che quando ci sarà una legge a proteggere tutti i cittadini per i crimini d’odio, quello sarà un bel giorno.