Se c’è qualcosa che accomuna il senatore Matteo Richetti e Antonio Bassolino, è anzitutto il trascorso tra le fila del Partito Democratico, conclusosi per entrambi in maniera non troppo serena, almeno ad ascoltare le parole dei diretti interessati, intervenuti stamattina al Palazzo Alabardieri a Napoli. Entrambi ospiti del convegno di Azione, la formazione politica che fa capo all’ex ministro Carlo Calenda, scesa in campo per sostenere Bassolino alle elezioni comunali di ottobre. Richetti decise di abbandonare il PD in polemica con l’alleanza coi 5 Stelle, Bassolino fu invece letteralmente messo ai margini dopo i difficili anni di esperienza amministrativa alla Regione. Presenti tra gli altri il coordinatore cittadino di Azione Marcello Tortora, il coordinatore regionale Antonio D’Alessandro e numerosi candidati e sostenitori del nuovo partito, tra cui lo scrittore Paolo Macrì, che oggi ha confermato il suo appoggio per l’ex sindaco.
“Era il 2016 che ci siamo conosciuti davvero bene io e Antonio” – ricorda Richetti – “All’epoca dovevo presentare il mio libro, Harambee!, e rimasi sorpreso del fatto che nessuno del PD mi avesse contattato da Napoli. Fu soltanto Bassolino che mi invitò con la sua fondazione Sudd a presentarlo presso il circolo Ilva di Bagnoli. Io in quel libro parlavo di politica intesa in senso missionario, e probabilmente non doveva essere gradito ai dirigenti dem”.
Sulla campagna elettorale, Richetti è netto: “Noi siamo qui per vincere, Antonio può prendere consensi dal voto liberale moderato. A differenza degli altri candidati sindaci, noi non abbiamo difficoltà a presentare la lista, stiamo facendo un gran lavoro qui a Napoli. Vorrei poi chiedere agli amici di Italia Viva, che sono così fieri di aver portato via Giuseppe Conte da Palazzo Chigi, come fanno a sostenere Gaetano Manfredi che è una diretta espressione dello stesso Conte. Mi sembra poco coerente”.
Il passato e le schermaglie politiche non possono però occultare lo stato presente della città, uscita letteralmente a pezzi dopo dieci anni di amministrazione de Magistris, tra debiti e servizi pubblici ridotti al lumicino. “Qui serve tutto, dalle bonifiche alle infrastrutture” – ragiona Richetti – “Bene ha fatto il ministro Carfagna ad impostare un ragionamento di equilibrio tra nord e sud, perché da emiliano dico che è giusto dare prevalenza al Mezzogiorno per colmare i tanti divari che esistono, penso ad esempio agli asili nido dove la Campania ha una percentuale di garanzia di posti inferiore del 10 per cento, a fronte della media nazionale di poco inferiore al 20 per cento. Quello che mi preoccupa è l’incapacità di spesa delle amministrazioni territoriali. Senza fare polemica con De Luca, in Campania non c’è stata fin qui la capacità di spendere bene le risorse e di realizzare le opere”.
Antonio Bassolino, dal canto suo, sceglie di ripercorrere la propria esperienza politica cavalcando uno dei punti forti della sua campagna elettorale, ossia quello di un certo modo di esercitare l’arte politica, che lo ha caratterizzato quando era sindaco di Napoli, quasi a voler prendere le distanze con l’attuale primo cittadino Luigi de Magistris, noto per l’uso di modi ben più tranchant verso i suoi oppositori e verso lo stesso Vincenzo De Luca. “Quando ero sindaco ho sempre ascoltato tutti gli interventi in Consiglio comunale, soprattutto se si trattava di consiglieri dell’opposizione, e anche quando si faceva notte. Un sindaco deve saper parlare e collaborare con tutti, come facevo io all’epoca. Ecco perché da me non verrà mai alcun insulto nei confronti degli altri candidati sindaci”.
L’intervento poi si sposta subito sui problemi della città: “Bisogna pensare al Comune come ad un’azienda, solo che si tratta di un’azienda particolarissima, perché oltre a garantire il funzionamento della macchina amministrativa, bisogna anche saper esercitare la cura della comunità presente sul territorio” – chiarisce Bassolino – “Il sindaco deve quindi saper guidare la macchina, e deve saper rappresentare l’anima della sua città. Deve saper collaborare con tutti e deve far sì che Napoli debba essere rispettata da tutti. Un sindaco deve saper ascoltare, ma anche decidere, affrontando le difficoltà. La sera in cui finì il G7, decisi di andare a prendere un caffè al Gambrinus, e vidi che le auto avevano già ripreso a circolare in piazza Plebiscito dopo lo stop di quei giorni. Così chiamai un gruppo di vigili, misi le transenne e decisi di optare per la chiusura totale della piazza, impedendo anche a taxi e autobus di passare, perché sarebbe stato impossibile assicurare ingressi selettivi. Questo vuol dire sapersi assumere una responsabilità”.
Un sondaggio elaborato di recente dall’istituto “EMG Different” assegna a Bassolino un consenso del 13%, mentre il candidato del centrodestra Catello Maresca viene dato al 29%, nettamente distaccato dal candidato di centrosinistra Gaetano Manfredi al 48%. Una sfida a tre che, sebbene tagli fuori l’ex governatore dalla corsa per il ballottaggio, gli assicurerebbe un discreto numero di consiglieri in grado di poter incidere sugli equilibri del futuro sindaco, ove vi fosse una convergenza su uno dei due candidati sindaci. Calcoli da pallottoliere che a meno di tre mesi dalla data di ottobre diventano sempre più il pane quotidiano dei candidati sindaci.