“L’aumento dei contagi non è necessariamente il preludio a una nuova ondata.” spiega Francesco Le Foche, immunologo clinico dell’Università Sapienza. Come affermato durante la sua intervista a Il Corriere della Sera, la quasi totalità dei nuovi casi positivi non richiedono il ricovero ospedaliero. Un dato che però non placa le ansie e preoccupazioni in tutta Europa, con un netto rialzo della curva di contagiati. Anche in Italia, il ministro Speranza esprime le sue preoccupazioni sulla ripresa.
La crescita dei casi, conseguenza delle riaperture, ha portato il presidente francese Macron a limitare l’accesso in ristoranti e teatri solo a coloro che hanno il Green pass, la carta che testimonia l’avvenuta vaccinazione. “Dopo i tanti disastri causati dalla pandemia è giusto essere allertati e mettere in conto, purtroppo, altri morti. Però il Regno Unito è un modello che ispira ottimismo.” – afferma Le Foche, aggiungendo infatti che “i contagi aumentano, gli ospedali però non si riempiono”. Una situazione che proverebbe che la presenza dei vaccini sta facendo la differenza.
“Sono riusciti a far giocare una finale a stadio pieno a Wembley in sicurezza e mi riferisco solo a quanto è successo all’interno dello stadio dove sono entrati solo gli immunizzati. L’esempio negativo è invece il Giappone.” In Giappone, infatti, appena il 15% della popolazione è vaccinata. Con l’inizio delle prossime Olimpiadi, che si svolgeranno a Tokyo, la deciso di svolgere l’evento a porte chiuse sembra essere quella più giusta ed opportuna per l’immunologo della Sapienza. “Molto attenti a distanziamento e mascherina ma il rispetto delle regole individuali non basta. Senza i vaccini non si va da nessuna parte. L’uscita dalla pandemia è la combinazione di questi due fattori.”
In Italia, invece, nonostante le vaccinazioni procedono al ritmo di 500 mila dosi al giorno, le somministrazioni sono il 10% del totale. Un segnale, secondo Le Foche, sintomo che “permane un atteggiamento di incomprensibile ritrosia che si ritrova in tutte le fasce socio-culturali. Alla base c’è l’assenza di sensibilità verso la medicina della prevenzione. Sono tutti pronti a curarsi in modo improprio con antibiotici e anti-infiammatori anche quando non c’è bisogno e poi rifiutano l’inoculazione di sostanze che salvano la vita”- spiega l’immunologo clinico. “Per fortuna alcuni riusciamo a convincerli. In altri prevale senza motivo l’idea che dietro i vaccini ci siano complotti.”
Da aspettarsi, quasi indiscutibilmente, numeri più alti dei contagi a seguito dei festeggiamenti nelle piazze per la recente vittoria della Nazionale italiana. “Conforta il fatto che i giovani, la fascia più colpita nell’attuale fase dell’epidemia, molto raramente vengono colpiti da forme gravi. È stato bellissimo vedere esultare i tifosi, è un incoraggiante segnale di ripresa, un volano per l’economia.” spiega Le Foche, ricordando anche la partita tra Atalanta e Valencia (ottavo di finale di Champions il 19 febbraio a San Siro dell’anno scorso). “In un certo senso ha chiuso il calcio nel 2020 perché fu l’epicentro di numerosi focolai di Sars-CoV-2. I campionati europei l’hanno riaperto.”
L’immunologo conclude l’intervista ritenendo che “il clima estivo, unito alle vaccinazioni, dovrebbero sfavorire una nuova ondata.” “L’unica preoccupazione è riaprire le scuole a settembre in sicurezza immunizzando gli adolescenti e il personale scolastico al completo.”