Fissata al prossimo 14 agosto è la firma del primo ministro Renzi per staccare un assegno da 70 milioni di euro per ricostruire Città della Scienza.
Viene da ridere! Soprattutto dopo che sono ripartite le indagini sull’Incendio lo scorso luglio, e dopo le quali sembrano fioccare ormai, con la stessa capacità dei vibrioni colerici, sospetti intorno alla Fondazione onlus Idis, il soggetto giuridico che gestisce i fondi del Polo di ricerca e divulgazione delle scienze esatte.
Attualmente solo il custode in servizio nella notte del 4 marzo risulta indagato. L’inchiesta dei pm Del Prete e Teresi si interroga sugli esecutori, sui mandanti, ma soprattutto sul movente dell’incendio doloso aggravato a sfondo camorristico.
Le domande che sfuggono sempre però sono quelle due più dirette: Chi ci avrebbe guadagnato? Chi avrebbe avuto la capacità finanziaria e logistica per attivare una cosa del genere?
Attualmente ciò che ci colpisce è lo spropositato interesse dei pm nei confronti di presunte irregolarità nei fondi e, addirittura, ora più che mai sembrerebbero moltiplicarsi le ipotesi, che ricordiamo sono ancora solo considerazioni valevoli in sede psicologica e non giuridica, di un “dissesto finanziario di Città della Scienza”.
Una domanda suscitata dalla lettura degli eventi potrebbe essere: la Città della Scienza è stata distrutta per poter coprire, sotto le sue macerie, e per poter rimediare, un possibile dissesto finanziario?
I pm, nel frattempo, hanno richiesto alla Regione Campania la documentazione inerente il controllo di spesa, dopo che acquisizioni di documentazioni di bilancio sono state già recuperate negli uffici della Idis.
Il custode e un suo collega rafforzano le ipotesi dei pm, e cioè che troppe contraddizioni minano le tesi ufficiali. Molto probabile sta diventando l’opinione secondo cui ci sono menti raffinatissime dietro il disastro. La Camorra sembrerebbe minoritaria rispetto a una certa imprenditoria, a una certa politica e alcuni dirigenti dell’organizzazione.
Inoltre non si capisce, per quanto Bagnoli sia stata ferita culturalmente dall’accaduto, tutta questa fretta di costruire in un momento in cui non si è sicuri di come sono andate le cose e chi sono i signori che hanno retro-agito i pezzenti dalle mani sporche di benzina.
In base a quanto riferiscono il giornalista Enzo Ciaccio e l’urbanista Vezio De Lucia il caso Città della Scienza diventa ancora più oscuro, e contemporaneamente esilarante e assurdo, se si considera il piano di ricostruzione dei capannoni distrutti, ovvero di quei manufatti che, secondo il piano regolatore, erano già stati dichiarati abusivi e sarebbero dovuti essere abbattuti.
Inoltre altre domande sembrano inchiodare il nostro articolo intorno a un gomitolo enorme di interessi economici e politici:
Perché i capannoni distrutti dall’incendio, per quanto abusivi, non erano stati abbattuti?
Perché i giornali non hanno dato notizia degli illeciti abusivi di Città della Scienza?
C’è continuità tra il caso delle proprietà che a Bagnoli non riescono ad essere vendute e il rogo?
Quali sono i nessi di interesse intorno Bagnoli Futura, Città della Scienza, e politica regionale?
Perché dopo l’Accordo di programma 1996 le istanze preposte della Regione Campania non hanno vigilato e preteso l’abbattimento dei capannoni abusivi di Città della Scienza?
Perché la Camorra avrebbe dovuto deprezzare le proprietà intorno il disastro, attaccare una realtà politica con cui poter fidelizzare e collaborare, o speculare intorno gli spazi sul mare?
Perché tutto quel ritardo nella segnalazione dell’incendio da parte degli addetti ai lavori e degli abitanti nei dintorni?
Perché Vittorio Silvestrini non chiarisce sulle polizze stipulate che risarcirebbero Città della Scienza in caso di incendi?
Perché la cassa integrazione per gli 80 dipendenti di Città della Scienza, che non percepivano lo stipendio da 11 mesi prima della catastrofe, è stata concessa dalla Regione Campania ultimamente? Per non attirare l’attenzione sulle “casse vuote” della fondazione e su possibili responsabilità della Regione di omessa vigilanza o, perfino, di complicità?
Perché tutte quelle assunzioni a Città della Scienza? Perché il compito di “incubatore di impresa” per un’istituzione di ricerca e divulgazione scientifica?
Perché i pm tacciono ancora sulle non trascurabili sostanze accelleranti la combustione presenti nelle macerie? Non sono sostanze troppo costose e sofisticate per le tasche di dipendenti arrabbiati per il mancato salario o di fornitori irritati dai mancati pagamenti degli ordini?
Renzi non aiuta a risolvere il mistero e non aiuta lo svolgimento delle indagini dei pm. Se le cose dovessero aumentare in velocità, i soggetti responsabili potrebbero uscire allo scoperto, fare degli errori, ma ciò significherebbe anche continuare a sventrare un territorio, inquinare le prove, confondere le acque, distrarre l’opinione pubblica.
Cosa centra Roma con Bagnoli? Cosa centra Renzi con chi investe in Bagnoli-Futura? Perché firmare per 70 milioni il 14 agosto, il giorno prima delle celebrazioni della Madonna Assunta, con mezza Italia distratta a festeggiare e mangiare?