Da questa mattina alle 8:30 il porto commerciale di Napoli è completamente bloccato a causa di un sit-in avviato da un gruppo di manifestanti aderenti alle organizzazioni Iskra, SICobas e Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”, che stanno impedendo qualunque ingresso o uscita dei mezzi pesanti dal porto.
I manifestanti stanno protestando contro i lavori del G20 per quanto concerne le tematiche di clima e sostenibilità, che sono in programma a Napoli fino a domani. La protesta riguarda non solo il mare della nostra regione, nel quale, ancora oggi, avvengono sversamenti illegali, ma anche la tutela dei lavoratori che vengono quotidianamente esposti a materiale tossico e nocivo, e dunque della loro salute, che non deve compromettere il posto di lavoro.
In un post pubblicato su Facebook, l’organizzazione politica “Laboratorio Politico Iskra” scrive: “Stamattina in occasione del G20 sull’ambiente che si tiene nella città di Napoli abbiamo bloccato il Porto e in particolare l’area logistica. Il settore della movimentazione merci, tra i principali responsabili delle emissioni di CO2 per il trasporto in mare e su gomma, è da sempre colpito dal ricatto tra poter lavorare e avere l’accesso a un salario e vivere quotidianamente in luoghi di lavoro pieni di materiale tossico e nocivo, spesso in condizioni di sicurezza limitate”.
“L’incontro internazionale che i grandi della terra tengono a Napoli è l’ennesima pagliacciata sulle nostre vite. Si parla di transizione ecologica senza mettere in discussione quello stesso sistema economico e sociale che ha prodotto il cambiamento climatico e la devastazione ambientale, si spaccia una svolta green mentre i piani di ristrutturazione globali serviranno solo a rilanciare i profitti dei padroni”.
“Oggi blocchiamo il porto perché in occasione di questo incontro torniamo a interrompere la produzione. Non abbiamo niente da chiedere a questi governanti, se non dimostrare che siamo pronti a bloccare tutto e in particolare ogni azienda inquinante e nociva. La tutela della salute, dell’ambiente e del salario vanno insieme, una sola lotta per contrastare i piani del capitalismo globale e per riappropriarci delle nostre vite”.