Secondo uno studio pubblicato sul ‘World Journal of Gastroenterology‘, nato dalla collaborazione tra le scuole radiologiche di Pisa e Napoli, il Covid può causare anche danni agli organi addominali e all’apparato gastrointestinale.
In un articolo pubblicato sul World Journal of Gastroenterology, viene riportato che nei pazienti con sintomatologia addominale e gastrointestinale, gli esami radiologici più indicati sono la tomografia computerizzata con acquisizione multifasica, e in parte anche l’ecografia.
Il virus, infatti, non determina segni radiologici specifici nel distretto addominale e gastrointestinale; tuttavia, il contributo della diagnostica per immagini può aiutare nella diagnosi, nella stima di gravità e nella prognosi della malattia.
A questo articolo hanno collaborato Piero Boraschi, medico radiologo dell’Unità operativa di Radiodiagnostica 2 dell’azienda ospedaliero-universitaria di Pisa, affiancato da Francescamaria Donati, da Stefania Romano (Unità operativa di Radiologia dell’ospedale di Pozzuoli, Napoli) e da Luigi Giugliano e Giuseppe Mercogliano (entrambi specializzandi dell’Università di Napoli Federico II), che hanno svolto un periodo di formazione alla Scuola di specializzazione in Radiodiagnostica diretta da Emanuele Neri, direttore della Radiodiagnostica 3 dell’Aoup e anche co-autore dell’articolo.
Questo studio evidenzia come il Covid-19 possa coinvolgere anche il tratto gastrointestinale, il sistema epatobiliare, il pancreas, l’apparato urinario e la milza.
I segni radiologici più rilevanti, secondo gli esperti, sono l’ispessimento della parete intestinale, talvolta associato a iperemia e ispessimento mesenterico, e la distensione fluida del grosso intestino. Segni di ischemia o pneumatosi intestinale sono più rari. Sono altresì comuni manifestazioni radiologiche del coinvolgimento epatico quali la steatosi epatica, il fango e la litiasi biliare.
Più raramente, nei pazienti Covid possono presentarsi pancreatite acuta edematosa, infarto renale e danno renale acuto da necrosi tubulare acuta. Infine, la milza può subire un aumento di dimensioni (splenomegalia) e infarti splenici solitari o multifocali con classica morfologia cuneiforme o anche arrotondata, a profili irregolari o lisci (edm).