Ieri dalle 11:00 alle 14:00 sotto palazzo San Giacomo si è riunita una folla di protesta contro la Giunta De Magistris e l’Assessorato preposto alla toponomastica.
Al contrario di quanto si è diffuso sul web la protesta che ha raccolto non solo le associazioni neo-borboniche, indipendentiste e per l’autonomia, revisioniste, ma, anche, molti artisti e intellettuali napoletani, la manifestazione non è partita dal generico intento di spingere l’amministrazione comunale a rivedere la toponomastica risorgimentale sulla superficie metropolitana, in favore della nuova e più aggiornata ricerca storica, ma da quello più specifico di reagire a una proposta del primo cittadino, composta nella giornata di ieri, per mutare piazzale Diaz o, addirittura, piazza Carlo III in Berlinguer.
L’ANTEFATTO. Sulla scia del caso che negli ultimi giorni ha visto protagonista piazza Carlo III, coinvolta nello scandalo dei braccioli anti-senza tetto sulle panchine dei giardini innanzi il Reale Albergo dei Poveri, la giunta e – tra tutti gli assessorati – prevalentemente quello Fucito, aveva ripreso l’annosa questione, posta in primis dalle associazioni e dal Comitato cittadino per la rinascita di piazza Carlo III e corso Garibaldi, intorno la riqualificazione e la funzionalizzazione del complesso di Palazzo Fuga.
Scavalcando la volontà popolare, e favorendo non solo interessi economici per conto terzi ma anche l’analfabetismo inerente la storia di Napoli, il primo cittadino proponeva di dedicare la piazza al celebre segretario del partito comunista Enrico Berlinguer. Senza mettere in discussione la caratura storica del personaggio, non vediamo una ragione solida per giustificare la mutazione a danno di Carlo III di Borbone, che più di tutti, e secoli prima del comunista, ha realmente lavorato alla rinascita e all’emancipazione di massa del Mezzogiorno.
Viste le proteste sotto Palazzo San Giacomo, la proposta è stata riscritta ai danni di un’altra personalità napoletana: il generale Armando Diaz, il duca della Vittoria.
Non si può essere ancora di più contrari a tale soluzione, in quanto al napoletano capo di stato maggiore si deve il fatto storico di aver reso nuovamente offensiva l’armata italiana contro gli Imperi centrali sino alla vittoria nella Prima guerra mondiale, successivamente alla disfatta di Caporetto in seguito all’incompetenza del precedente capo di stato maggiore piemontese, il generale Luigi Cadorna.
Come per piazza Carlo III, piazzale Armando Diaz va mantenuta e questo non per un esaltato e ingiustificato revisionismo storico ma per la difesa delle nostre radici culturali, politiche, identitarie.