Per prevenire una possibile ondata di nuovi contagi covid, le case farmaceutiche hanno immediatamente pensato ad una terza dose di vaccino. Pfizer ha già inviato i primi dati confortanti sugli studi effettuati negli ultimi mesi.
L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) al momento però non è d’accordo sulla questione dose aggiuntiva: “Al momento i dati non indicano il bisogno di una terza dose“. Lo ha detto in una conferenza stampa Soumya Swaminathan, chief scientist dell’Oms, secondo cui “la priorità al momento deve essere quella di aumentare le coperture nei Paesi che ancora non hanno avuto accesso ai vaccini“.
Secondo l’esperta iniziare con i ‘booster’ con buona parte del mondo ancora non immunizzata potrebbe essere addirittura controproducente: “Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei paesi ricchi, perché non aiuterà a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti“.
Gli Stati Uniti hanno però già annunciato che da metà settembre la terza dose anti covid sarà già in distribuzione. “I dati disponibili mostrano chiaramente che la protezione contro l’infezione da coronavirus diminuisce con il tempo, e in coincidenza con la variante Delta, iniziamo a vedere una protezione ridotta contro la malattia in forma moderata e lieve. Abbiamo concluso che un richiamo sia necessario per massimizzare la protezione da vaccino e prolungare la sua durata” – si legge in una nota.
L’inoculazione della terza dose di Pfizer o Moderna, si spiega, dovrà quindi essere effettuata otto mesi dopo la seconda. Per chi ha ricevuto il vaccino monodose Johnson & Johnson sarà probabilmente ugualmente previsto un richiamo, ma i Cdc hanno dichiarato di essere in attesa di dati ulteriori.