Sono diversi gli studi scientifici che in questi due anni stanno cercando di comprendere come il covid si diffonda e perché alcune persone lo contraggono in maniera più grave. In particolare sono i bambini ad ammalarsi di meno.
A luglio uno studio effettuato dai ricercatori del Ceinge e dell’Università Federico II di Napoli aveva trovato una possibile spiegazione. Tutto dipenderebbe da una molecola presente nelle vie respiratorie, la Neuropilina 1, molto meno attiva nel tessuto epiteliale che riveste internamente il naso dei bambini. Essa è un recettore del virus SarsCov2, in grado di potenziare la sua entrata nelle cellule e diffusione nell’organismo. Essendo meno attiva non consentirebbe l’attacco da parte del covid al recettore ACE-2, con cui la proteina spike entra nelle cellule umane.
Ora una nuova scoperta arriva dall’ospedale universitario della Charité di Berlino ed è stata pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology. Nella ricerca si è scoperto che che nel naso dei bambini le cellule epiteliali e immunitarie sono dotate di un maggior numero di recettori sensibili all’Rna virale.
“Sono stati raccolti campioni da individui di età compresa tra 4 settimane e 77 anni con un risultato PCR SARS-CoV-2 positivo insieme a controlli SARS-CoV-2 negativi di pari età. Concentrandosi sull’infezione precoce, per questo studio sono stati considerati solo casi di COVID-19 lievi/moderati. Sulla base dei dati di sequenziamento dell’RNA a cellula singola (scRNA-seq), abbiamo identificato 33 diversi tipi di cellule o stati nel tratto respiratorio superiore di questi individui, inclusi 21 sottotipi di cellule immunitarie e 12 epiteliali. Abbiamo osservato differenze sorprendenti tra i partecipanti allo studio pediatrico e adulto per quanto riguarda la composizione della cellula immunitaria e del compartimento delle cellule epiteliali nella mucosa nasale. Mentre le cellule immunitarie sono state rilevate raramente nei campioni nasali di adulti sani, i campioni di bambini negativi alla SARS-CoV-2 contenevano elevate quantità di quasi ogni sottoinsieme di cellule immunitarie con una dominanza complessiva di neutrofili.
Negli adulti, l’infezione da SARS-CoV-2 è stata associata all’afflusso di cellule immunitarie, mentre la proporzione di cellule immunitarie ed epiteliali è rimasta quasi stabile nei bambini. Dopo l’infezione, i neutrofili dei bambini hanno mostrato un fenotipo attivato che era più pronunciato rispetto agli adulti infetti, caratterizzato dall’espressione potenziata, ad esempio, di CCL3 e CXCR1 / 2“.
Tra molecole meno attive (studio partenopeo) e un maggior numero di recettori (studio tedesco), il covid nei bambini viene bloccato a partire dal naso e impedisce così al virus di raggiungere in profondità l’organismo attaccando i polmoni.