Da oggi 1 settembre cambiano le regole di utilizzo per il settore trasporti e scuola, in particolare il green pass diventa obbligatorio nei mezzi di trasporto a lunga percorrenza. La certificazione digitale sarà quindi necessaria per viaggiare su navi e traghetti interregionali (esclusi quello dello Stretto di Messina); sui treni come l’Inter City, Inter City Notte e l’Alta Velocità e sugli autobus che attraversano più di due regioni, oltre che sugli autobus a noleggio con conducente.
Una scelta, quella di limitare l’uso del green pass solo ad alcuni mezzi di trasporto, che sembra non rispettare la logica e le più elementari evidenze relative al contagio. La trasmissione del virus infatti avviene più facilmente in luoghi affollati e in posti dove si trascorre più tempo, specialmente al chiuso. Per questo, ad esempio, si è deciso di optare per il green pass sui treni a lunga percorrenza come l’Alta Velocità. Ma a volte, e i napoletani lo sanno bene, ci vuole meno tempo a raggiungere Roma che a spostarsi tra quartieri diversi della stessa città.
Facciamo un esempio. Se da Napoli vogliamo arrivare a Roma e prendere un treno d’Alta Velocità sappiamo che impiegheremo fissi un’ora e dieci minuti dalla stazione di Napoli (Piazza Garibaldi) a quella di Roma (Termini) con la capienza fissata all’80% e posti assegnati.
Se poi da Piazza Garibaldi vogliamo arrivare a Fuorigrotta, fuori allo stadio Maradona, con un pullman sappiamo che impegneremo quasi un’ora. Quaranta minuti, senza traffico, all’interno di un autobus che passando ogni 15 minuti si riempie di persone.
Per non parlare poi degli spostamenti tra città diverse con treni regionali e autobus che impiegano più di un’ora. Una regola, l’obbligo del green pass non all’interno dei trasporti di una singola Regione, che quindi va rivista al più presto se l’obiettivo era quello di limitare il contagio.