1.930 reati in un anno legati agli sversamenti illeciti. Nella cosiddetta Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli e Caserta, sono stati segnalati dai vigili del fuoco circa duemila roghi in un anno, con cinque/sei segnalazioni al giorno e un aumento di circa il 30% di quelli tossici rispetto all’anno prima. È quanto riportato nella relazione, relativa al secondo semestre del 2020, della Direzione investigativa antimafia (DIA).
Resta alta l’attenzione verso il territorio cd. della Terra dei fuochi compreso tra le province di Caserta e Napoli (litorale domitio, agro aversano-atellano ed agro acerrano-nolano-vesuviano) un tempo tra le zone più fertili d’Italia ma oggi emblema di un estremo degrado ambientale legato allo smaltimento illegale dei rifiuti. Il fenomeno è stato oggetto di studio, frutto di un accordo di collaborazione scientifica della durata di 4 anni tra l’Istituto Superiore di Sanità e la Procura della Repubblica di Napoli Nord a conclusione del quale, nel mese di dicembre,
è stato presentato il rapporto finale.
L’analisi illustra l’impatto sanitario degli smaltimenti controllati e abusivi di rifiuti compresi quelli pericolosi e delle combustioni incontrollate mettendo in connessione le stime di rischio ambientale con i dati sanitari relativi all’incremento di alcune gravi patologie. In particolare “l’area oggetto dell’indagine riguarda il territorio dei 38 Comuni del Circondario della Procura di Napoli Nord, 34 dei quali rientrano nella definizione “Terra
dei Fuochi” della legge 6/2014 con una superficie totale di 426 kmq. Su questa area, in base ai dati raccolti disponibili al gennaio 2017, sono stati registrati 2.767 siti interessati da smaltimento controllato
o abusivo di rifiuti, anche pericolosi, in 653 dei quali risultano anche avere avuto luogo combustioni
illegali…”.
Secondo il rapporto della DIA, le province della Campania si confermano, insieme a quelle calabresi, aree del Paese con i valori più elevati di vulnerabilità e di appetibilità per le organizzazioni criminali.
“A Napoli e provincia, accanto ai grandi sodalizi mafiosi operano gruppi-satellite minori a composizione prevalentemente familiare e spesso referenti in loco dei primi e di baby-gang che non possiedono un background criminale di particolare consistenza e stabilità” – si legge nel dossier. “Queste bande si rivelerebbero comunque pericolose per la pressione che esprimono a livello locale pur di acquisire o conservare il controllo anche di limitati spazi territoriali, rendendosi spesso protagonisti di eclatanti forme di gangsterismo urbano“.