Sono trascorsi circa tre mesi dalla scoperta dell’omicidio di Chiara Gualzetti, la 16enne di origini napoletane uccisa a Valsamoggia da un suo coetaneo, e il dolore dei genitori diventa ogni giorno sempre più insopportabile, proprio come racconta papà Vincenzo.
Era stato proprio il papà, a pochi giorni dall’assassinio, a raccontare di aver lasciato la sua città per consentire alla sua bambina di vivere in una città meno caotica: “Diciassette anni fa ho lasciato Napoli con mia moglie Giusi perché mia figlia nascesse qui, volevo crescesse in un posto sicuro per il suo futuro e ora non mi rimane niente: lei non ha più futuro e io non ho nessun futuro senza di lei”.
Un futuro spezzato dalla furia dal giovane assassino che, a pochi giorni dalla tragedia, aveva confessato agli inquirenti di averla ammazzata dicendo: “Samael, il demonio, mi possedeva, mi chiamava. Ero posseduto proprio come Lucifer, della serie di Netflix”.
Una dinamica che, a distanza di mesi, continua a tormentare il padre di Chiara. In un’intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’, l’uomo ha raccontato: “Oggi sono tre mesi dall’omicidio di mia figlia. Sopravvivere ad un figlio è già tragico di per sé ma vedersi ammazzare una figlia solo per un gesto di un folle è una cosa che non si può e non si riesce ad accettare. La vita è vuota e senza significato. Tutto diventa inutile. Mi manca tutto di lei, tutto. Era speciale, era unica”.
“E’ massacrante, devastante. Ci sentiamo soli e le cose peggiorano sempre più. Il dolore non passa, diventa sempre più forte. Io non auguro tutto questo nemmeno al peggior nemico. Quando dico che i momenti in cui si pensa di farla finita sono gli unici in cui si trova la pace è vero”.
Una famiglia affranta che chiede giustizia a gran voce: “Quando dico che questo killer deve avere l’ergastolo non lo dico perché sono il padre ma per un soggetto che non è assolutamente recuperabile. La legge italiana non può venirmi a dire che un sedicenne che premedita un omicidio e dieci giorni dopo lo compie non sia responsabile e quindi lo ritiene recuperabile. Qui parliamo di un soggetto che ha ucciso per il gusto di farlo”.