Pfizer e Moderna, l’efficacia non cala a 7 mesi dal richiamo: il report dell’ISS
Ott 06, 2021 - Martina Di Fraia
Uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità ci rassicura sui vaccini Pfizer e Moderna, ossia i farmaci anti-covid prodotti con la tecnologia a mRna: a sette mesi dalla vaccinazione non si registra una riduzione dell’efficacia nella popolazione generale, ma solo un lieve calo nella protezione dall’infezione in alcuni gruppi.
Lo afferma il quarto report a cura del Gruppo di lavoro ISS e Ministero della Salute, dal titolo “Sorveglianza vaccini COVID-19″. Il report si basa sull’analisi congiunta dei dati della sorveglianza integrata COVID-19 e dell’anagrafe nazionale vaccini.
Sono stati esaminati i dati di più di 29 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino a mRna, seguite fino al 29 agosto 2021. L’efficacia dei vaccini a mRna è stata valutata confrontando l’incidenza di infezioni (sintomatiche e asintomatiche), ricoveri e decessi a diversi intervalli di tempo dopo la seconda dose con quella osservata nei 14 giorni dopo la prima dose, considerato come ‘periodo di controllo’.
Il report elenca diverse conclusioni che si possono trarre dallo studio. Innanzitutto, nella popolazione generale a sette mesi dalla seconda dose non si osserva una riduzione significativa di efficacia in termini di protezione dall’infezione (sintomatica o asintomatica), che rimane dell’89%. Anche contro il ricovero e il decesso la protezione resta elevata (96% e 99%) a sei mesi dalla seconda dose.
Nelle persone immunocompromesse, invece, si osserva una riduzione dell’effetto protettivo verso l’infezione a partire da 28 giorni dopo la seconda dose. La stima, in questo caso, presenta una variabilità elevata dovuta in parte al ridotto numero di soggetti inclusi in questo gruppo, ma anche alla diversità delle patologie presenti in questa categoria.
Anche nelle persone con comorbidità si osserva una riduzione della protezione dall’infezione, che va dal 75% di riduzione del rischio dopo 28 giorni dal richiamo al 52% dopo circa sette mesi. Diminuisce leggermente, pur rimanendo sopra l’80%, l’efficacia contro l’infezione nelle persone sopra gli 80 anni e nei residenti delle Rsa.
Confrontando i dati tra gennaio e giugno 2021, periodo in cui predominava la variante alfa, con quelli tra luglio e agosto, a prevalenza delta, emerge una riduzione dell’efficacia contro l’infezione dall’84,8% al 67,1%. Resta invece alta l’efficacia contro i ricoveri (91,7% contro 88,7%).
Secondo l’ISS, l’apparente riduzione di efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione potrebbe essere dovuta al tempo intercorso dalla vaccinazione e/o ad una diminuita efficacia contro la variante delta. Potrebbero inoltre avere contribuito eventuali modifiche comportamentali a seguito del rilassamento delle altre misure preventive (uso di mascherine, distanziamento fisico).
In ultima analisi, il report dell’Istituto Superiore di Sanità fornisce un’ulteriore ottima motivazione per vaccinarsi contro il covid. A questi si aggiunge un recente studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”, il quale ha smentito l’ipotesi che, con il passare degli anni, la somministrazione delle dosi possa causare reazioni avverse.