Chi decide di non vaccinarsi non solo si autoesclude da tante attività sociali, ma lo fa a rischio della propria vita. A dimostrarlo arriva anche la storia di Italo, 51enne di Ischia e no-vax convinto, almeno prima di contrarre il coronavirus.
Italo Villani, autista 51enne della Ischia servizi, è stato ricoverato all’Ospedale Rizzoli di Ischia dal 14 settembre al 2 ottobre. L’uomo ha deciso di raccontare il suo calvario in un’intervista a La Repubblica, perché gli altri possano comprendere l’aggressività del virus e l’importanza dei vaccini.
“Non volevo saperne di vaccinarmi“, racconta Italo. “Avevo paura delle reazioni, avevo letto di embolie, di morti sospette. E non volevo fare da cavia. Funziona così: pensi che tu possa essere il protagonista di quella reazione avversa numericamente insignificante. Già, proprio tu. E allora avevo deciso di non farlo, il vaccino. Potendo tornare indietro, non ci penserei su due volte. Se mi fossi vaccinato, avrei evitato un lungo calvario in ospedale”.
Un calvario che Italo tiene a raccontare nei dettagli, con tutto ciò che ha comportato. “Venti giorni da incubo, cinque con il casco per l’ossigenazione, che diventa parte di te, un’estensione del tuo corpo. Non senti più nulla, non avverti più niente. Non riesci neanche a pensare, e in fondo credi sia un bene. Però piangi e preghi, mentre il sudore scende copioso e riempie la guarnizione”.
Oggi Italo, grazie alla prontezza e alla professionalità dei medici del Rizzoli di Ischia, è uscito dall’incubo, ma non può più definirsi un no-vax. Anzi, afferma che, se potesse tornare indietro, farebbe immediatamente il vaccino. “Dico una cosa semplice: se fossi stato vaccinato, non avrei passato quello che ho passato.
“Nel reparto Covid eravamo tutti non vaccinati, compresa mia madre, tranne un solo paziente. E basterebbe ciò che ho vissuto e ciò che ho visto a convincere chiunque che il vaccino sia la sola arma a nostra disposizione per sconfiggere la pandemia”.
Italo conclude la sua intervista elogiando i medici del Rizzoli, che hanno dato prova grande preparazione e umanità nel periodo del suo ricovero, e conclude la sua intervista con un appello. “Un giorno una dottoressa mi ha chiesto: ‘Ma perché lei non si è vaccinato?’. Mi sono fatto piccolo piccolo, non si può certo tornare indietro. Ma si può lanciare un appello, questo sì: vaccinatevi, tutti”.