Sembrava che con la mancata qualificazione in Champions League, Kalidou Koulibaly fosse destinato a lasciare Napoli per riempire le casse della società Invece il “comandante” è rimasto all’ombra del Vesuvio e ancora una volta è uno dei protagonisti della stagione azzurra. Il primato in classifica e i soli 4 gol subiti in campionato sono anche merito della sua forza e della sua leadership e i tifosi questo lo sanno.
LEGGI ANCHE: Lozano chiarisce la sua posizione dopo le polemiche
Koulibaly è uno dei giocatori più amati a Napoli e anche lui è innamorato della città, così come spiega ai microfoni di Dazn in un’intervista con Diletta Leotta: “E’ la gente a rendere magica Napoli, ci sono posti bellissimi, quando mi alzo ho la fortuna di vedere il lungomare, Capri, il Vesuvio. In città vedi l’affetto dei tifosi e l’importanza del club per questi tifosi. Loro sognano sempre e te ne accorgi subito. Mi hanno sempre detto che quando arrivi qui piangi due volte: quando arrivi e quando parti“.
Così innamorato di Napoli da cambiare le sue abitudini: “Quando sono arrivato non bevevo tanto il caffè, poi Tommaso Starace me ne ha fatto innamorare. Ne bevo diversi, 4-5 al giorno. Sempre quello di Tommaso“.
Il vicecapitano ha poi parlato della stagione in corso e del rapporto con Spalletti e con i suoi compagni di squadra: “Conosco quasi tutti, siamo tutti insieme da anni, con le famiglie, usciamo spesso a cena insieme. Il bello è che questo è un gruppo sano e unito. Nessuno vive come noi e questo è molto importante. Insigne è la storia del Napoli, è fortissimo, ha sempre fatto bene. Gli voglio bene, è un grande uomo e una grandissima persona. Siamo spesso a telefono quando siamo in Nazionale“.
Su Spalletti Koulibaly dice: “Ci ha dato tanto sulla mentalità. Ha sempre stimato questo gioco e questa squadra. Ha detto, appena arrivato: non è normale che non si vince. Voleva capire quale fosse il problema. Questa frase è stata importante, se uno da fuori dice così significa che davvero abbiamo delle potenzialità. Ha avuto l’umiltà di dire che il lavoro di Gattuso è stato buonissimo, lui non è arrivato qui per cambiare tutto ma per dare qualcosa in più.
Mi chiama sua maestà? Sì, è vero, ma mi chiama anche il generale, ma mi piace più il Comandante. Dice che sono il leader, ma faccio quello che serve, sono qui da otto anni. Sono a disposizione dei compagni e di chi ha bisogno di aiuto. Sono consapevole che giochiamo per una città intera, per milioni di persone. I tifosi nel mondo sono tanti“.