Dossier Caritas, la denuncia: “Con il Covid i poveri in Campania sono raddoppiati”
Nov 19, 2021 - Ettore Scamarcia
E’ stato presentato stamane a Palazzo Santa Lucia il dossier regionale sulle povertà relativo agli anni 2019 e 2020, redatto dalla Caritas Campania. Un appuntamento annuale che ha coinciso stavolta con la comparsa del covid-19 e che consente di avere un quadro più chiaro degli stravolgimenti prodotti dalla pandemia. E uno dei dati più drammatici sta proprio nella crescita esponenziale delle persone che nel 2020 si sono rivolte alla Caritas, con un aumento dell’80 per cento rispetto all’anno precedente, coinvolgendo in tutto ben 45mila cittadini.
IL DOSSIER DELLA CARITAS CAMPANIA: POVERTÁ IN AUMENTO ESPONENZIALE
“Si tratta di persone che, nella maggior parte dei casi, non si erano mai recate prima nei nostri centri di ascolto” – racconta il dottor Ciro Grassini, coordinatore della Delegazione regionale Caritas – “A rivolgersi per primi a noi sono stati i lavoratori in nero, i dipendenti di piccoli negozi, i commercianti, e in generale tutti coloro che non avevano risparmi da parte. Era forte in loro la sensazione di vergogna, perché hanno acquisito la consapevolezza di essere entrati nella dimensione della povertà. Ed è qui che si è verificato lo shock sociale”.
Il dossier chiarisce come i “nuovi poveri” provocati dalla pandemia siano rappresentati anzitutto da italiani, con un balzo del 112 per cento rispetto al 2019, sicché 8 persone su 10 che si recano nei centri di ascolto sono connazionali, e fermo restando che in termini assoluti anche il numero dei cittadini stranieri è andato ad aumentare. Pesante anche il dato occupazionale: raddoppiano i disoccupati che accedono alle strutture Caritas (passando da 3.613 nel 2019 a 6.523 nel 2020), mentre la percentuale di lavoratori in nero o irregolari passa dal 7,6 per cento al 18,2 per cento nel 2020.
Conseguenze che non era difficile immaginare si verificassero in una regione già economicamente fragile come la Campania, come ammette anche l’assessore regionale al welfare Lucia Fortini, che in particolare si sofferma sull’adeguatezza delle misure di sostegno messe in campo: “Se strumenti come il reddito di cittadinanza non riescono a raggiungere in maniera adeguata tutte le persone che ne hanno bisogno, è perché manca l’aspetto della presa in carico, cioè la rete degli operatori e degli assistenti sociali in grado di segnalarle alle istituzioni. Tuttavia io penso che demonizzare il reddito di cittadinanza sia una iattura. Il trasferimento monetario in situazioni di crisi è sacrosanto, perché noi così facendo non trasferiamo solo denaro, ma dignità, permettendo alle persone di poter scegliere quali beni acquistare”. Affermazioni che vanno in controtendenza rispetto al pensiero del governatore Vincenzo De Luca, che invece ha più volte bollato il reddito di cittadinanza come uno strumento che alimenta parassitismo e sottrae manodopera agli imprenditori.
“Per noi cristiani la carità è il criterio ultimo di giudizio della nostra vita, in cui i poveri non sono semplicemente utenti di un servizio di assistenza sociale secondo la visione laica, ma sono figli di Dio” – conclude monsignor Antonio Di Donna, presidente della Conferenza episcopale campana – “Esistono tante forme di povertà, non solo sociale, ma anche culturale, educativa. Se i poveri vengono messi ai margini, ci dice Papa Francesco, come se fossero colpevoli della loro condizione, allora anche la democrazia è in pericolo. Non basta semplicemente l’assistenza, occorre agire sulle cause della povertà, perché la carità è sorella della giustizia, che la esige e la presuppone”.