Un automobilista su tre non allaccia le cinture di sicurezza, e sarebbe proprio il mancato uso delle cinture che mette più a rischio la sicurezza stradale. È questo il dato emerso dallo studio portato avanti dalla Ricerca Osservatorio Stili di Guida Utenti, in occasione della giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada.
È stata presentata ieri la fotografia degli italiani alla guida durante il convegno “Sicurezza stradale: obbiettivo zero vittime”, commissionata da Anas e condotta dallo Studio Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati con il contributo dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Durante il convegno è stato esposto anche lo studio sui comportamenti degli automobilisti durante la guida.
Sono stati analizzati, infatti, i comportamenti alla guida di circa 6000 utenti che hanno percorso tre differenti tipologie di strade e autostrade in gestione ad Anas. Secondo quanto riportato, circa il 28,23% dei viaggiatori non allaccia le cinture di sicurezza.
Una percentuale che aumenta se riferita al passeggero anteriore (31,87%) o a quello posteriore (80,12%). Ma non sono solo le cinture di sicurezza a non esser utilizzate. Lo studio rileva anche un mancato utilizzo degli indicatori luminosi durante le manovre di sorpasso o rientro (55,63%), o per l’entrata o uscita da una rampa. Tra i comportamenti rischiosi non manca l’utilizzo improprio del cellulare durante la guida (circa un automobilista su dieci).
“Questo studio fortemente voluto da Anas, segna un passo di fondamentale importanza per il miglioramento della sicurezza sulle strade.” afferma Franco Righetti, della Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati, curatore della ricerca. Lo studio, come spiega Righetti, ha portato alla luce i comportamenti sbagliati e le abitudini delle persone durante la guida. Informazioni che consentiranno ad Anas di poter progettare e realizzare future campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale.
“I risultati della ricerca rispecchiano in modo interessante la letteratura sulla percezione del rischio stradale e sui comportamenti di guida rischiosi.” commenta Federica Biassoni, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
“Tanto le violazioni registrate, che i comportamenti che portano alla distrazione, causa frequente di incidenti, appaiono riconducibili ai medesimi bias cognitivi: il ruolo dell’abitudine e dei vantaggi percepiti ci permettono così di spiegare i comportamenti rischiosi emersi dalle osservazioni su strada.
La conoscenza del collegamento tra tali fattori alla base del funzionamento mentale dei guidatori ed i comportamenti di rischio potrà essere di aiuto ad Anas nella progettazione di interventi sia infrastrutturali sia di formazione.”
Scopo principale della ricerca effettuata era quello di indagare sui propri comportamenti rischiosi e quelli posti dagli altri utenti della strada. Secondo i dati riportati, alla base degli incidenti stradali ci sarebbe una mancanza di percezione del rischio.
Sono state analizzate dunque le possibili cause che influiscono su tale mancata percezione. Dallo studio è emerso che il comportamento in violazione dipende da una scelta influenzata da fattori psicologici, psicosociali e motivazionali. Sono in cima alla lista come comportamenti rischiosi stress, abitudine, mancanza di senso civico, sorpassi pericolosi e velocità rischiosa.
Anas fissa quindi un obbiettivo finale: ridurre del 50% le vittime di incidenti stradali entro il 2030. È per questo motivo che ha deciso di agire su più fronti contemporaneamente: sono state aumentate le risorse destinate alla manutenzione programmata per l’adeguamento e la messa in sicurezza delle strade.
Previsto uno sviluppo con il progetto Smart Road e Green Lights per un’illuminazione più efficiente e la realizzazione di barriere di sicurezza di ultima generazione. Infine, Anas avvierà anche la promozione e diffusione di una “cultura della sicurezza stradale”.