E’ arrivato il primo sì dal Ministero della Cultura per rendere la maschera di Pulcinella patrimonio immateriale Unesco dell’Umanità. A dirlo è IlMattino.it.
“Valori, pratiche e funzioni della maschera di Pulcinella”, è la candidatura che è stata presentata due anni fa. Per Napoli rappresenta un’altra grande opportunità dopo quella del 2017 in cui la pizza e l’arte del pizzaiolo napoletano sono state dichiarate dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità.
Alla riunione che si è tenuta a Roma pochi giorni ha partecipato il comitato promotore guidato dall’antropologo Domenico Scafoglio e da altri sostenitori dell’iniziativa come l’artista Lello Esposito e l’etnologa romana Alessandra Broccolini.
“Pulcinella – dice il prof. Scafoglio – è espressione di un cosmopolitismo che dal Seicento ha portato la maschera in giro per l’Europa e il Mediterraneo, lasciando del suo passaggio tracce durevoli, da cui sono emerse figure similari, integrate nelle culture locali, come Polichinelle in Francia, Poncinelllo poi Punch in Inghilterra, Don Cristóbal Pulchinela in Spagna, Hans Wurst in Germania, Petrushka in Russia, Kacial in Iran”.
“Questa somma di diversità, – continua – tutte inscritte in un medesimo corpo, è la ragione profonda della straordinaria polivalenza della maschera, rilevata dalla totalità degli interpreti di ogni angolo della terra e confermata dal suo successo in tutti gli ambienti sociali”.
“Quello che l’ufficio Unesco – dice la Broccolini – al ministero ha riconosciuto è stato che Pulcinella non è solo una figura etnica indice di una cultura regionale ma una figura universale, l’incarnazione del trickster comico e burlesco presente nel suo simbolismo in tutte le organizzazioni culturali del mondo con una funzione umana e sociale. È il buffone che di solito sta accanto al legislatore, al guerriero e al sacerdote” .
“Adesso speriamo – dice Scafoglio – che con il nuovo sindaco cambi tutto e che certo pulcinellismo che abbiamo conosciuto fino a ieri, il lato più deleterio della nostra maschera, scompaia per sempre. Noi non chiediamo soldi, fino ad oggi abbiamo investito risorse personali, circa diecimila euro, e siamo pronti a farci carico delle spese future. Però almeno una sede istituzionale e la partecipazione di un rappresentante del Comune alle riunioni più importanti ci darebbero più forza e credito, oltre che farci piacere“.