Amiche no vax morte a Napoli, la figlia di una di loro: “Ora farò il vaccino”
Dic 07, 2021 - Claudia Ausilio
Due amiche no vax morte a Napoli a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. Ora a parlarne in un’intervista a Il Corriere del Mezzogiorno è Angelita, figlia di Francesca Conte.
Amiche no vax morte a Napoli, non credevano al virus
La 71enne è morta di Covid il 21 novembre scorso dopo una settimana in terapia intensiva. Francesca era contro il vaccino, così come la sua amica Cinzia Imparato, 54enne, morta dieci giorni dopo. “Avevano paura del vaccino – racconta Angelita al CorrieredelMezzogiorno– ed erano anche convinte che sul virus ci fossero tante comunicazioni sbagliate. Facevano spessissimo il tampone, ed entrambe erano contente così“.
“Non sono integralista come mamma. – continua – Ero e resto molto dubbiosa, ma il dolore oggi è talmente grande che corro a farlo. Mi sono già prenotata per la settimana prossima. A mamma che aveva patologie polmonari ho anche consigliato di farlo, ma lei non ne voleva sapere. Sinceramente non potevo assumermi la responsabilità”.
“Mamma – prosegue – non ha mai avuto un ripensamento, nelle videochiamate che facevamo dall’ospedale non ha mai accennato a questo argomento. Lei, donna piena di vita e sempre positiva, non ha avuto paura del Covid neanche quando lo ha preso. Piuttosto, sicura che dopo il contagio avrebbe avuto il green pass mi ha chiesto di programmare un viaggio. Voleva andare a Natale in un posto caldo, al mare. Forse soltanto prima di essere intubata ha preso coscienza, con mio figlio al telefono ha detto: tranquillo ho te nel cuore, ho lo zucchero nel cuore. Nel giorno dei funerali, il mio ragazzo le ha messo un pacco di zucchero sulla bara. Il suo modo per dirle: nonna, sono con te“.
Le due amiche quando hanno contratto il Covid, però non si sono recate subito in ospedale:
“Cinzia aveva il terrore e mamma non voleva lasciarla da sola. Le ho gestite io al telefono con il protocollo che mi avevano dato in ospedale. Cortisone, antibiotici e negli ultimi giorni anche ossigeno con un infermiere che andava a casa due volte al giorno. Per costringerle ad andare in ospedale le ho minacciate. Cinzia non riusciva neanche più a parlare per la tosse. E alla fine si sono messe in auto e da sole sono andate. Io abito e lavoro a Rimini, seguivo tutto a distanza. Fino a quando dall’ospedale ho saputo che mamma non ce l’aveva fatta“, ha concluso Angelita.