Prosegue l’emergenza covid e costringe a fare i conti con la maggior trasmissibilità della variante Omicron che, come emerge da uno studio diffuso dalla rivista scientifica ‘Nature’, sembrerebbe ‘bucare’ anche la protezione indotta dal vaccino rendendo necessario il ricorso alla terza dose.
Due dosi di vaccino non basterebbero per neutralizzare il nuovo ceppo mentre i soggetti che hanno effettuato la dose booster risultano essere maggiormente protetti. E’ quanto emerge dai risultati pubblicati su ‘Nature’.
I ricercatori hanno analizzato l’effetto dei principali vaccini anti-covid (Pfizer, Moderna, Johnson e AstraZeneca) sulla variante Omicron prendendo in esame soggetti immunizzati con doppia ciclo o dose booster di Pfizer e Moderna. In tutti hanno osservato un calo significativo dell’efficacia del farmaco contro la nuova mutazione. Viene confermata, tuttavia, la maggior capacità di bloccare il virus nei soggetti coperti dalla dose booster.
“Anche nelle persone vaccinate l’attività neutralizzante è sostanzialmente diminuita contro la variante Omicron. Abbiamo notato anche che l’attività di 17 dei 19 anticorpi monoclonali testati era nulla o ridotta. La variante rappresenta una seria minaccia per molti vaccini e terapie esistenti per il COVID-19, costringendo allo sviluppo di nuovi interventi che anticipino la traiettoria evolutiva di SARS-CoV-2” – si legge su Nature.
Gli studiosi, tuttavia, confermano che le dosi di richiamo, pur non offrendo una protezione completa, possono rivelarsi fondamentali per contrastare il nuovo ceppo: a un mese dalla terza dose l’attività neutralizzante per Omicron può aumentare di oltre 100 volte rispetto a quella rilevata nei soggetti immunizzati con doppia dose.