La città tedesca di Colonia, l’isola di Capri e quella di Napoli sono legate tra loro da una sorta di filo rosso. A tenerle insieme è una leggenda che narra degli Heinzelmännchen, degli gnomi con un cappello a punta che entrano nelle case e che svolgono quando non visti diversi lavori. La storia vuole che sono proprio questi gnomi ad abitare il centro storico di Colonia e farla rimanere splendente.
Gnomi che secondo il consolato Onorario tedesco di Germania a Napoli ricordano molto la figura del ‘o munaciello:
“Cosa hanno in comune Colonia e Napoli? Gli spiriti di casa! In Colonia si chiamo Heinzelmännchen che facevano di notte quando i cittadini dormivano, il loro lavoro. Tuttavia, una volta osservati mentre lo facevano, scompaiano per sempre. Oltre alle loro piccole dimensioni, mostrano anche attributi tipici come il cappello a punta e la loro diligenza“.
L’autore di questa poesia dei Heinzelmännchen, August Kopisch, è molto noto anche sull’isola di Capri. Egli infatti scoprì la Grotta Azzurra il 17 agosto 1826 come reso noto dall’Istituto Italiano di Cultura a Colonia:
“La scoperta non è stata soltanto un’impresa coraggiosa (all’epoca la grotta era raggiungibile solo a nuoto e poi quel “buco del Diavolo” era considerato pericoloso e malfamato), ma è stato anche l’avvenimento che ha reso famosa quella piccola isola nel Golfo di Napoli allora poco visitata“.
La storia degli gnomi di Colonia nacque come una leggenda:
“Svolgevano qualunque tipo di lavoro. Gli abitanti di Colonia a quei tempi oziavano tutto il giorno, perché al loro risveglio trovavano ogni attività misteriosamente completata. Questo idillio cessò una sera, quando la moglie del sarto, non resistendo alla curiosità, volle a tutti i costi scoprire chi portasse a termine i lavori. Durante la notte sparse una manciata di piselli secchi sulle scale, in modo da far cadere per terra l’ignoto visitatore. Gli gnomi, colti in flagrante, si indignarono a tal punto da non farsi mai più vedere in città. Da quel giorno gli oziosi abitanti di Colonia dovettero svolgere da sé tutti i loro compiti. Questa leggenda, trascritta da un insegnante nel 1826, ispirò il pittore e poeta August Kopisch, che nel 1836 ne trasse una poesia“.
August è stato anche un pittore e poeta prussiano, specialista e traduttore dell’opera di Dante Alighieri.