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Massimo Ranieri: “A 13 anni migrante anche io verso gli Usa. Trattati come appestati”

Massimo Ranieri è arrivato ottavo in classifica ma ha vinto il Premio della Critica al Festival di Sanremo 2022, con il brano “Lettera di là dal mare”.

E fa una dedica speciale, ai migranti ricordando che anche lui lasciò Napoli per andare negli Usa, quando era spalla di Sergio Bruni. La sua canzone racconta il sentimento di solitudine che ha provato anche lui salpando su una nave e abbandonando la sua terra.

Massimo Ranieri: “Anche io migrante

Sono molto emozionato: esiste un filo di perle che mi hanno fatto crescere, e questo premio è una di queste. Una perla particolare, importante e inimmaginabile per me, una sorpresa meravigliosa“, ha spiegato Massimo Ranieri in sala stampa. “Sono stato emigrante anche io, anche se solo per un mese. E cantando questo brano mi sono rivisto anche io, quando partivo da Napoli come spalla di Sergio Bruni ed ero terrorizzato da quella cosa bellissima che è l’Oceano Atlantico“.  “Non potete immaginare cosa sia stato per me, il tema della migrazione è attuale ancora oggi. Quando canto questo brano penso a quei poveri cristi che viaggiano sui barconi, fra i temporali, senza cibo e senza acqua“, ha spiegato Massimo Ranieri, “mi sono visto coinvolto in questo tragico momento nel destino di queste povere persone, che lasciano il loro Paese per trovare fortuna all’estero“.

Nella prima frase “La notte non finisce mai L’America è lontana”, ho rivisto la mia partenza in piroscafo 58 anni fa verso gli States. Avevo 13 anni e facevo da spalla a quel monumento che è Sergio Bruni. Io sulla prua della nave, sotto mamma, papà, fratelli e amichetti coi fazzoletti bianchi che salutavano e piangevano. Un emigrante che parte è una scena molto commovente. Noi abbiamo lasciato l’Italia, siamo stati denigrati e trattati come appestati, poi ci hanno accolto siamo diventati motore portante degli Stati Uniti. Penso a questi poverini che partono nel Mediterraneo e vengono respinti. Deve essere una cosa terribile stare su un barchino, al freddo, all’addiaccio. La canzone tratta un tema tragicamente ancora molto attuale“, aveva spiegato ad Avvenire.it.

Io ho fatto cinque giorni di oceano, – continua – è meraviglioso e terrorizzante, la Cristoforo Colombo sembrava una barchetta a remi e io non sapevo nuotare. Eravamo in balia di Dio: quando l’acqua toccava il cielo, Dio si incontrava con noi». Nel brano c’è un verso toccante, “tutti tacciono, tanti pregano”. “Noi preghiamo perché sappiamo che c’è un essere soprannaturale che tiene una mano sopra le nostre teste – conclude Ranieri – . Dovremmo affidarci a lui anche nelle cose più giornaliere: aiutare il prossimo, proteggere questa povera gente che lascia le proprie case, se ce le hanno, per trovare una speranza in un Paese che li accolga a braccia aperte con comprensione e con amore”.