Fanno discutere le parole di Alberto Radius, icona del rock italiano che, alla soglia degli 80 anni, nel corso di un’intervista rilasciata a Gianmarco Aimi per ‘Rolling Stong’, ha palesemente offeso i napoletani etichettandoli come un popolo di ladri.
Parlando delle sue origini il chitarrista ha dichiarato: “La mia famiglia era originaria di Milano. Mio padre dopo aver lavorato all’Alfa Romeo è stato chiamato in aviazione e ha continuato con la carriera militare fino a diventare un generale stellato”.
“Ma era un truffatore proprio come me. Nel senso che siamo arrampicatori della vita. Ci sappiamo arrangiare. Non alla napoletana, alla milanese. Quelli rubano, noi abbiamo soltanto voglia di fare. Io ce l’ho ancora” – ha concluso mettendo in piedi un confronto tra le due città rimarcando i soliti stereotipi privi di alcun fondamento.
Un vero e proprio attacco gratuito nei confronti dei partenopei, etichettati sempre più spesso come ‘scansafatiche’ e costretti a fare i conti con dichiarazioni di stampo palesemente denigratorio. Sfugge a Radius che la nostra terra, grazie all’impegno e al sacrificio di menti eccelse, è riuscita a raggiungere primati nazionali in svariati campi: dalla sanità alla cultura, passando per la scienza e la gastronomia.
In più l’arte di arrangiarsi di cui parla nasce proprio dal popolo partenopeo che, da sempre, trova il modo di adattarsi in un mondo dove il lavoro è ormai diventato un lusso. Spesso è proprio per una enorme ‘voglia di fare’ che i napoletani, e i meridionali in generale, arrivano addirittura a lasciare la propria città e i propri affetti, spostandosi altrove in cerca di un’occupazione stabile.
Eppure Radius preferisce generalizzare sottolineando un fenomeno, quello dei furti, che, tuttavia, interessa le principali città italiane e del mondo, compresa la Milano che tanto decanta. Non è tardata la reazione dello scrittore Maurizio De Giovanni che ha commentato: “Illuminata e illuminante intervista ad Alberto Radius. A dimostrazione che per fare l’artista non bisogna necessariamente essere intelligenti. Anzi. Per quanto riguarda l’arte di arrangiarsi spero che con il tempo abbia imparato. Perché qui si lavora e tanto”.