A seguito dello scoppio dei conflitti tra Russia e Ucraina, il Ministero della Transizione ecologica, lo scorso 26 febbraio, ha dichiarato lo stato di pre-allarme per le forniture di gas in Italia.
Si tratta di uno dei primi step previsti all’interno del protocollo di crisi che prevede tre differenti livelli: monitoraggio, allarme e infine emergenza. A metà strada tra i primi due stadi, lo stato di pre-allarme è una misura di cautela volta ad avviare un monitoraggio costante della situazione energetica nazionale.
Sostanzialmente per i primi due livelli il mercato e le forniture continuano a funzionare normalmente non producendo alcun cambiamento nei consumi dei cittadini. Del resto non è la prima volta che l’Italia si trova in stato di pre-allarme.
Soltanto con il passaggio alla fase di emergenza vera e propria potrebbe essere introdotto l’utilizzo dello stoccaggio strategico (speciali riserve che si possono usare solo quando il mercato è in sofferenza) e la limitazione delle forniture per alcune imprese previste dalla legge.
Già in fase di pre-allarme il Paese provvede al riempimento dello stoccaggio anticipato rispetto alle procedure adottate in condizioni normali. Al momento, dunque, non è previsto nessun razionamento dei consumi energetici a carico degli utenti finali ma se la situazione dovesse assumere i caratteri di una vera e propria emergenza non sarebbero esclusi interventi riparatori.
Cosa cambia tra stato d’emergenza per la guerra e per covid
A seguito dell’invasione in Ucraina, da parte dei militari russi, il Premier Draghi ha dichiarato anche lo stato d’emergenza umanitaria che nulla ha a che fare con quello relativo alla pandemia da covid. Il provvedimento, in vigore fino al 31 dicembre 2022, ha semplicemente lo scopo di fornire il massimo aiuto alla popolazione ucraina.