A seguito dello scoppio della guerra che sta colpendo l’Ucraina, Svitlana, la sindacalista ucraina che vive a Napoli, ha affrontato un lungo e rischioso viaggio per mettere in salvo la vita dei suoi genitori e di sua sorella, in fuga da Chervinzi.
Si è messa in auto, di notte, affrontando ore e ore di viaggio per portare via i suoi cari dall’Ucraina. Lei stessa, rivolgendosi a Sì Comunicazione, ha spiegato: “Noi figli avevamo una forte ansia, non volevamo che loro rimanessero lì. Io sono partita da qua, spinta da una grande paura non mi sono resa conto di quanto fosse pericoloso e coraggioso un viaggio del genere”.
“Ho attraversato le montagne, di notte, per circa sette ore e con la neve che iniziava a scendere. Sono arrivata lì e ho recuperato i miei genitori. Poi senza riposarmi sono ripartita con loro. Alla frontiera ungherese ci hanno rilasciato un permesso di soggiorno temporaneo di transito e sono arrivata fino a Napoli. Solo dopo ho compreso quanto mi sono messa a rischio io da sola e quanto ho messo a rischio anche gli altri ma penso che nessuno poteva fermarmi”.
Quanto alla situazione dei cittadini rimasti in patria ha spiegato: “Vivono di ansia, tutti i giorni uomini e donne cercano di uscire o addestrano quelli che rimangono lì per difendere. Dalle notizie che io ho quelli che hanno i soldi sono già usciti dallo Stato, la povera gente è rimasta a combattere”.
Alla storia di Svitlana si unisce quella di Antonio, un ingegnere casertano partito da Casagiove per soccorrere due giovani mamme con i loro tre bambini. Scappate dal loro Paese, sono state raggiunte dall’uomo che le ha portate in salvo in Campania.