Durante un totale e repentino crollo dei valori, dello stato sociale e delle identità politiche in Europa, dove i giovani non sanno dove riconoscersi, se negli eserciti musulmani o negli eserciti di lavoratori migranti, se nelle svolte autoritarie dell’Est o oltre oceano, qui in Italia, mentre il paese esige un cambiamento radicale, continuano a farsi reclutare nelle schiere delle tifoserie ultras per qualche minuto di gloria.
Altri striscioni e cori razzisti hanno colorito gli scenari italiani. A Roma al Ponte della Musica, lungo il Tevere, affiora una scritta che celebra il De Santis: “De Santis santo subito!“. Non è lo storico letterato italiano, ma il criminale che ha partecipato il 3 maggio 2014, durante la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, all’assassinio di Ciro Esposito.
Ieri, durante l’anteprima di campionato al Bentegodi di Verona, agli inizi dell’agone tra Chievo e Juventus, tifoserie bianconere, forse non da sole, hanno inneggiato al solito becero coro “Vesuvio lavali col fuoco“; ancora una volta “parole di amore” contro le tifoserie napoletane e meridionali che si riconoscono in queste ultime.
Cosa farà la FIGC? Applicherà altre pene pecuniarie o ripenserà a come il gioco calcio potrebbe essere ripensato per il recupero e l’integrazione sociale delle giovani generazioni e degli sbandati?
In totale controtendenza dalle terre di Sicilia la Caritas di Palermo ha integrato 23 migranti africani, fondando la San Curato d’Ars in onore dell’omonima parrocchia a Falsomiele, dove questi sono ospiti. Tutti i giorni i ragazzi si allenano sul prato del Foro italico. Alcuni di loro sono ex-calciatori di club africani ma qui hanno trovato la possibilità di fare calcio sociale.
La nomina Tavecchio non è però sintomo di controtendenza, il calcio ormai si è deteriorato a catalizzatore per giovani leve criminali e ora ve ne è uno pluricondannato alla presidenza della FIGC. Ci sono ancora speranze per il calcio italiano?