Il Premier Mario Draghi, a conclusione del Vertice informale dei Capi di Stato e di governo dell’UE sul Modello europeo di crescita e di investimento per il 2030, ha parlato delle soluzioni da mettere in campo per risolvere il problema dell’energia e la carenza di materie prime.
Il Presidente del Consiglio ha descritto le varie misure discusse nel corso del consiglio europeo su alcuni temi fondamentali quali caro energia, difesa e situazione economica, tenendo conto delle conseguenze causate dall’invasione russa in Ucraina.
“Sull’energia la risposta alla situazione è fondata su quattro pilastri. Il primo è la diversificazione in due sensi: il primo nei confronti di altri fornitori di gas rispetto a quello russo, l’altro è quello della sostituzione di fonti fossili con quelle rinnovabili. Questa è l’unica strada su cui contare nel lungo periodo. Ora occorre fare di più per aumentare gli investimenti in questa area.
“Il consiglio dei ministri ha approvato le delibere riguardanti 6 campi eolici e altre fonti di rinnovabili anche di grandi dimensioni. Si stanno muovendo le cose ma il processo autorizzativo è ancora molto lento. La commissione ha promesso che aiuterà gli stati membri in ogni possibile modo”.
“Il secondo pilastro è quello di introdurre un tetto di prezzo al gas. Io credo che qualche effetto importante lo possa avere. Molti hanno sostenuto l’opportunità di questa misura quindi la Commissione al prossimo consiglio europeo presenterà un rapporto su come diminuire il contagio dal gas al resto dell’elettricità.
“Il terzo pilastro è quello di staccare il mercato dell’energia elettrica, prodotta da fonti rinnovabili, dal mercato del gas. Oggi c’è un solo prezzo quindi anche l’energia prodotta a basso costo arriva al consumatore a un prezzo uguale a quella prodotta col gas e questa è la causa principale della lievitazione delle bollette. Il quarto punto è la tassazione degli extra profitti delle società elettriche”.
La discussione si è allargata anche ad altre tipologie di insufficienze: “Quelle relative ad altre materie prime tra cui l’agroalimentare. Se la situazione dovesse aggravarsi occorrerà importare da altri paesi. Tutto questo genera la necessità di una riconsiderazione di tutto l’apparato regolatorio giustificata da questa situazione di emergenza. C’è la convinzione che occorra rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni”.
Nonostante ciò il Premier tranquillizza la popolazione: “Dobbiamo prepararci ma non siamo assolutamente in un’economia di guerra specialmente per gli approvvigionamenti di cose fondamentali come il cibo. Alcuni allarmi che ho visto sui giornali sono grandemente esagerati. Prepararsi non vuol dire che deve avvenire con probabilità 1 sennò saremo già in una situazione di razionamento.
“Bisogna però immaginare che queste interruzioni di flussi di approvvigionamento possono accadere soprattutto se la guerra continuerà per tanto tempo. La risposta consiste nell’approvvigionarsi altrove e orientare le nostre fonti verso altri posti. Bisogna essere reattivi, non farsi prendere dall’angoscia”.
Sulla situazione economica in generale: “E’ un momento di grande incertezza. Non si può dire che l’economia vada male perché l’Europa continua a crescere ma nello stesso tempo ci sono preoccupazioni per il futuro. I bisogni finanziari per rispettare gli obiettivi di clima, difesa e una politica dell’energia sono molto grandi. Se l’economia dovesse indebolirsi per diminuzione dell’export, mancanza di materie prime, mercati finanziari agitati, occorrerà una convincente risposta delle politiche di bilancio. Bisogna che sia una riposta europea”.
Quanto alle ritorsioni relative alle sanzioni imposte alla Russia: “Posso no diventare ancora più pesanti. Bisogna essere consapevoli che hanno un impatto sulle famiglie in termini di potere di acquisto e sulle imprese per il mantenimento della loro produzione. Alcune imprese hanno dovuto sospendere la produzione per i prezzi elevati dell’energia, per mancanza di argilla o rottami di acciaio. Questa situazione ha il potenziale di fratturare il sistema economico europeo conducendoci verso il protezionismo. Si vuol respingerlo ma bisogna anche sostenere famiglie e imprese”.
Infine sull’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea: “C’è grande disponibilità da parte di tanti, alcuni sono propensi ad accelerare le procedure di adesione, altri mostrano una notevole cautela. Le regole per entrare a far parte dell’UE sono molto precise e prevedono un periodo lungo di riforme strutturali e tanti altri obblighi”.