Prezzi benzina, il Governo pensa all’accisa mobile: come funziona e qual è l’effetto

Una pompa del vomero (modalità self)


Le accise sul carburante valgono il 4,8% delle entrate dello Stato, ovvero 23,8 miliardi di euro nel 2021 su un totale di 496 miliardi di guadagni totali. Una cifra enorme a cui il Governo non può rinunciare, se consideriamo che ogni anno la legge finanziaria stanzia in media 30 miliardi per le politiche economiche del Paese.

Il prezzo della benzina dallo scoppio della guerra in Ucraina è salito in modo spropositato anche se, a detta del ministro Cingolani, l’aumento non sarebbe collegato direttamente al conflitto. Si tratterebbe di speculazioni, tanto che la Procura di Roma nei giorni scorsi ha aperto un fascicolo di indagine per fare luce sulla questione.

Prezzi dei carburanti aumentati fino al 325%

Secondo le rilevazioni del Ministero della Transizione Ecologica aggiornate al 14 marzo 2022, dal 7 al 13 marzo il prezzo della benzina è aumentato del 231,44% nella sua componente netta (escluse accise e Iva), quello del gasolio del 325,3%. Se le accise sono una componente fissa prestabilita (72,84 centesimi per la benzina e 61,74 per il gasolio), l’Iva al 22% è calcolata invece sul prezzo totale.

Accisa mobile: come funziona

Cingolani, riferendo in Senato, ha affermato che esiste la possibilità di inserire un’accisa mobile: il peso delle accise diventerebbe minore all’aumentare del gettito Iva, in modo da congelare la parte del prezzo dei carburanti che entra nelle casse dello Stato. L’Iva verrebbe così sostanzialmente bloccata con l’effetto di ridurre il costo del carburante per l’utente, un meccanismo che permetterebbe inoltre di non dover ricorrere ad altre tasse per compensare la diminuzione del gettito.


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