È a un punto di svolta l’indagine sull’omicidio di Antonio Morione, il pescivendolo che fu ucciso la notte prima della vigilia di Natale davanti alla sua pescheria a Boscoreale. L’uomo, residente a Torre Annunziata, aveva reagito ad un tentativo di rapina a mano armata ed era stato sparato. Un colpo che si era poi rilevato fatale.
Come reso noto dalle agenzie di stampa, i carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre Annunziata hanno eseguito un decreto di perquisizione nei confronti di quattro persone, tutte ritenute vicine al clan camorristico dei Gallo-Limelli-Vangone, attivo nella città oplontina e nei comuni limitrofi. Tra i quattro indagati per la morte del pescivendolo infatti figurano un erede di una delle famiglie criminali più note della zona e il figliastro di un boss già in carcere per aver organizzato l’omicidio del suo avvocato. Gli autori dell’omicidio e della rapina avrebbero usato una Fiat 500 risultata poi rubata e ritrovata incendiata all’interno del complesso residenziale Parco Napoli.
Gli agenti durante la perquisizione hanno portato via supporti elettronici (cellulari, tablet e computer) e altro materiale ritenuto importante. Antonio Morione fu ucciso perché reagì alla rapina. Squarciò uno pneumatico della vettura come reazione al fatto che contro la figlia, in quel momento presente nell’attività commerciale, era stata puntata una pistola. Le indagini fecero emergere che in precedenza i banditi avevano eseguito un’altra rapina, in questo caso andata a segno, ad una seconda pescheria, distante in linea d’aria poche centinaia di metri e gestita dal fratello della vittima. L’uomo lascò una moglie e tre figli.