Con lo scoppio della guerra e l’aumento del costo delle materie prime, sono anche aumentati i prezzi della maggior parte dei beni di consumo. Ciò ha comportato un crollo delle vendite alimentari con i consumatori che scelgono meno prodotti e offerte.
A rivelarlo è Assoutenti che lancia l’allarme e commenta i dati diffusi dall’Istat. Come spiegato dal presidente Furio Truzzi occorre che il governo fissi i prezzi per venire incontro alle esigenze degli italiani, oltre al bonus di 200 euro per i lavoratori:
“Rispetto allo scorso anno il volume delle vendite alimentari ha subito un tonfo del -6%, mentre nel primo trimestre dell’anno cala del -3,3%. Numeri che attestano l’esistenza di una emergenza sul fronte delle famiglie, con i cittadini costretti a ridurre i consumi anche per beni primari come gli alimentari. Su tale situazione pesano i rincari delle bollette e dei prezzi al dettaglio, che si ripercuotono in modo diretto sugli acquisti degli italiani. I dati odierni dell’Istat dimostrano la necessità da parte del Governo di ricorrere ai prezzi amministrati almeno per i beni alimentari, allo scopo di contrastare speculazioni e una inflazione alle stelle ed evitare che le famiglie facciano la fame riducendo ancor di più la spesa per il cibo”.
Diversi i dati che riguardano il commercio al dettaglio. Come reso noto in un comunicato:
“Su base tendenziale, a marzo 2022, le vendite al dettaglio aumentano del 5,6% in valore e del 2,5% in volume. Sono in crescita le vendite dei beni non alimentari (+11,6% in valore e +10,4% in volume) mentre quelle dei beni alimentari registrano una diminuzione in valore (-0,5%) e, in modo più marcato, in volume (-6,0%).
Tra i beni non alimentari, si registra una crescita tendenziale per tutti i gruppi di prodotti a eccezione di Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia (-0,5%). Gli aumenti maggiori riguardano Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+24,6%), Mobili, articoli tessili, arredamento (+20,9%) e Abbigliamento e pellicceria (+20,5%)”.