Dopo l’allarme lanciato a livello europeo, anche in Italia è stato identificato il primo caso di vaiolo delle scimmie spingendo gli esperti a fare chiarezza sulle modalità di trasmissione, i rischi e le soluzioni da mettere in campo per evitare l’insorgenza di focolai.
Il vaiolo delle scimmie è una rara malattia virale, solitamente associata all’Africa occidentale, correlata al virus del vaiolo umano: provoca una malattia molto simile ma di solito più lieve. Come reso noto dall’Istituto Superiore di Sanità l’infezione, seppur molto raramente, si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale.
“L‘infezione è relativamente infrequente nell’uomo e comunque fuori dall’Africa, ma sono stati riportati casi sporadici ed anche un’epidemia in USA nel 2003, in seguito all’importazione dall’Africa di animali non adeguatamente controllati sotto il profilo sanitario” – sottolinea ancora l’ISS.
Trasmissione da uomo a uomo
Si può trasmettere da uomo a uomo attraverso goccioline di saliva (emesse parlando, starnutendo o tossendo), contatto con i fluidi corporei o con le lesioni cutanee. Al momento tutti i casi identificati riguardano uomini che, come sottolineato dal professor Bassetti, infettivologo dell’ospedale San Martino di Genova, avrebbero avuto rapporti sessuali con altri uomini configurando una probabile trasmissione all’interno di gruppi omosessuali o bisessuali.
A rischiare maggiormente l’infezione sarebbero coloro che non sono stati vaccinati contro il vaiolo (la vaccinazione è stata abolita in Italia nel 1981). Attualmente si contano circa una ventina di casi in Europa ma il numero potrebbe essere destinato ad aumentare.
Intervenuto a ‘Un giorno da pecora’, su Rai Radio 2, ancora Bassetti ha dichiarato: “E’ un virus molto simile al vaiolo umano ma dà una forma molto più leggera. E’ evidente che siccome è stata dimostrata la trasmissione umana bisogna fare attenzione. Si trasmette toccando le lesioni o a contatto con le goccioline quindi anche attraverso il respiro ma solo in maniera molto ravvicinata. Il contagio avviene per una via molto ravvicinata rispetto al covid. Nei prossimi giorni ne vedremo molti di più di contagi, arriveremo a qualche migliaio di casi. Non c’è terapia ma il vaccino del vaiolo umano protegge”.
Sintomi, incubazione e cura
Nell’uomo si presenta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, stanchezza, linfonodi gonfi e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. Le eruzioni cutanee si presentano molto simili a quelle del morbillo, la sifilide o l’herpes.
L’incubazione dura solitamente dai 6 ai 13 giorni ma può durare anche fino a 21. Di solito provoca una malattia lieve che si risolve spontaneamente in una o due settimane con adeguato riposo e terapie specifiche. Quando necessario possono venir somministrati degli antivirali.
Bisogna preoccuparsi?
Al momento non sussiste alcuna situazione di allarme ma, per prevenire la diffusione incontrollata della malattia, è fondamentale attuare un attento ed efficiente monitoraggio. Un invito già lanciato da Bassetti e condiviso da altri esperti.
“No panico ma massima attenzione. Per ora si tratta di casi isolati e che si possono circoscrivere. Possono e devono essere circoscritti ora” – ha dichiarato, all’Adnkronos Salute, la microbiologa Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.
Sulla stessa scia il virologo Fabrizio Pregliasco che, all’Adnkronos Salute, ha evidenziato: “Ovviamente è qualcosa che ci preoccupa ma al momento è necessario solo procedere correttamente con segnalazioni tempestive e un’attenzione specifica nei laboratori. Facciamo attenzione ai casi sospetti e attiviamo una rete di segnalazione”.