Alfredo Morvillo, cognato di Falcone: “Sicilia ancora in mano alla mafia. Certe morti sono state inutili”
Mag 23, 2022 - Francesco Pipitone
Alfredo Morvillo. Foto: Agende Rosse Catania Francesca Morvillo, pagina Facebook
Ricorrono oggi i 30 anni dalla strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo insieme alla scorta formata da Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. A distanza di tre decenni da quel momento il cognato di Falcone, l’ex magistrato Alfredo Morvillo, denuncia : “A trent’anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia”. A riportare le sue dichiarazioni è l’agenzia Ansa.
Nel corso della presentazione a Palermo del libro di Felice Cavallaro dal titolo “Francesca. Storia di un amore in tempo di guerra”, il giudice Morvillo ha prima citato la celebre frase di suo cognato Giovanni: “La mafia è un fenomeno umano che ha avuto un inizio e avrà una fine”, ma ha aggiunto che “quella fine arriverà se tutti lo vorremo”.
Sicilia in mano alla mafia: l’attacco di Morvillo
Alfredo Morvillo ha attaccato chi continua a sostenere personaggi della politica che sono stati condannati per mafia, eppure continuano ad esercitare influenza perché a una parte della società civile fa comodo continuare ad alimentare un sistema di malaffare e favoritismi: “C’è chi attualmente strizza l’occhio a personaggi condannati per mafia – le parole riportate da Ansa – C’è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene. Voi con Falcone e Borsellino non avete nulla a che fare. Anzi, se avete buongusto, evitate di partecipare alle commemorazioni. Davanti a questi fatti mi viene in mente un cattivo pensiero: certe morti sono stati inutili. Qui sono accadute cose inaudite. Ma la libidine del potere spinge alcuni a stringere alleanze con chicchessia”.
Componente del pool antimafia a Palermo durante le stragi
Alfredo Morvillo è stato componente del pool antimafia della Procura di Palermo negli anni ’90, il periodo degli attacchi di Cosa Nostra e delle stragi, comprese quelle del 1992 ai danni di Falcone e Borsellino. Ha concluso la carriera come presidente del Tribunale di Trapani.