Dopo l’aumento dei casi di vaiolo delle scimmie in Europa (92 casi in 12 paesi), l’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha deciso di pubblicare un aggiornamento mettendo in guardia alcune categorie di persone considerate a rischio.
Il rischio di trasmissione da uomo a uomo resta basso e può avvenire per contatto con materiale infettivo proveniente dalle lesioni cutanee di una persona infetta, attraverso le goccioline respiratorie in contatto prolungato faccia a faccia e attraverso i fluidi corporei. Alcune categorie di persone sono più a rischio:
“Sebbene la maggior parte dei casi negli attuali focolai si sia presentata con sintomi di malattia lievi, il virus del vaiolo delle scimmie (MPXV) può causare malattie gravi in alcuni gruppi di popolazione (bambini piccoli, donne in gravidanza, persone immunosoppresse). Tuttavia, la probabilità di casi con grave morbilità non può ancora essere stimata con precisione. Il rischio complessivo è valutato come moderato per le persone che hanno più partner sessuali (inclusi alcuni gruppi di MSM) e basso per la popolazione più ampia“.
L’Ecdc spiega anche come può essere utilizzato il vaccino contro il vaiolo delle scimmie e cosa fare in caso di sintomi:
“Il vaccino contro il vaiolo può essere preso in considerazione per la profilassi post-esposizione dei contatti stretti ad aumentato rischio di malattia grave, tuttavia è necessario eseguire un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio per l’individuo esposto. Mancano informazioni importanti sull’uso dei vaccini contro il vaiolo attualmente disponibili per i gruppi ad aumentato rischio di malattie gravi. Inoltre, gli antivirali sono potenziali opzioni di trattamento per i casi gravi. I casi dovrebbero rimanere isolati fino alla completa guarigione dell’eruzione cutanea, evitando il contatto con persone immunodepresse e animali domestici. Si consiglia inoltre di astenersi dall’attività sessuale e da uno stretto contatto fisico fino alla guarigione dell’eruzione cutanea. La maggior parte dei casi può rimanere a casa con cure di supporto. I contatti stretti dei casi di MPX dovrebbero monitorare autonomamente lo sviluppo dei sintomi fino a 21 giorni dall’ultima esposizione a un caso”.