Buone notizie per gli amanti del caffè, tra cui spiccano i napoletani, per i quali la tazzina – che sia al bar o in casa – è un vero e proprio rito irrinunciabile. Una ricerca della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora e pubblicata sulla rivista Kidney International Reports ha infatti evidenziato come la bevanda possa avere degli effetti positivi nella prevenzione del danno renale acuto.
LEGGI ANCHE – Il caffè sospeso: una tradizione tutta napoletana
Lo studio è stato effettuato su 14.207 adulti di età compresa tra 45 e 64 anni a cui è sono stati sottoposti dei questionari sulla frequenza con cui vengono assunti dei cibi, tra cui il caffè, e confrontati con i dati sull’ospedalizzazione per danno renale acuto. È stato riscontrato che assunzioni maggiori di caffè sono associati a un rischio più basso di danno renale acuto rispetto ad una completa mancanza di assunzione della bevanda. Le tendenze di rischio a seconda della quantità di caffè bevuto, è emerso, sono le stesse anche al mutare di altre variabili come l’età, il sesso, l’etnia, il grado di scolarizzazione, la quantità di calorie giornaliere assunte, l’attività fisica, il fumo, l’alcol ingerito, la qualità della dieta, pressione arteriosa sistolica, diabete, uso di agenti antipertensivi, velocità di filtrazione glomerulare stimata e indice di massa corporea.
I ricercatori hanno dunque concluso che un’assunzione maggiore di caffè è associata a un minore rischio di incidenza di danno renale acuto, e potrebbe rivelarsi come un’opportunità di protezione cardiorenale attraverso la dieta. È necessaria un’ulteriore valutazione dei meccanismi fisiologici alla base degli effetti protettivi cardiorenali del consumo di caffè.