La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo sulla morte di Cosimo Di Lauro, ex reggente dell’omonimo clan di Secondigliano deceduto all’età di 49 anni presso il carcere Opera. A lui si ispira il personaggio di Genny Savastano in Gomorra.
Figlio di Paolo Di Lauro e fratello di Marco, tra i super latitanti della camorra catturato nel 2019, Cosimo era ritenuto dagli inquirenti l’artefice della prima faida di Scampia che provocò un centinaio di morti. Si trovava in carcere dal 2015: fu condannato prima a 15 anni per associazione camorristica poi all’ergastolo per aver ordinato l’omicidio di Gelsomina Verde. Stava scontando la sua pena nella struttura penitenziaria milanese in regime di 41 bis.
Il decesso si è verificato proprio all’interno del carcere per cause ancora da accertare. Per questo motivo la Procura milanese ha aperto un fascicolo sulla sua morte con l’ipotesi di reato di omicidio colposo a carico di ignoti. Si tratta di un atto prudenziale per consentire l’avvio delle indagini e degli accertamenti medici necessari, compresa l’autopsia.
Al momento la pista più accreditata sembra essere quella della morte per cause naturali, probabilmente per infarto, ma nessuna ipotesi è esclusa. All’interno della sua cella non sarebbero stati ritrovati elementi che fanno pensare al suicidio o a una morte violenta. Stando a quanto apprende l’AGI, è al vaglio degli inquirenti anche l’ipotesi di avvelenamento.
Di Lauro era affetto da problemi psichici, allucinazioni e disturbi mentali ma più volte avrebbe rifiutato le cure. Intanto è attesa la decisione ufficiale sui funerali: la questura di Napoli sembrerebbe orientata a disporre il divieto della cerimonia in forma pubblica.