Acerra, Chiesa e città contro la quarta linea dell’inceneritore: preoccupazione per la salute


Il vescovo di Acerra contro la quarta linea dell’inceneritore. La Diocesi e la città sono contrarie al potenziamento del termovalorizzatore a causa delle possibili implicazioni sulla salute che, attualmente, non sono state del tutto escluse dalla comunità dei medici.

Nel 2019 la scienziata Anna Hansell aveva affermato, in una ricerca pubblicata dall’Imperial College di Londra, che “nonostante sia impossibile escludere del tutto conseguenze sulla salute pubblica, gli inceneritori moderni e ben regolamentati possono avere un piccolo, se non addirittura impercettibile, impatto sulle persone che vivono nelle loro vicinanze”.

Acerra, incontro tra Chiesa e città

In virtù di tale incertezza è stato organizzato un incontro tra la Chiesa e la città al quale parteciperà il vescovo Antonio Di Donna. Si terrà il 27 giugno 2022 ore 19.00 presso il Chiostro del Seminario, a Piazza Duomo. La Diocesi di Acerra su Facebook ha scritto quanto segue:

“A più di 20 anni dalla prima imponente marcia silenziosa ad Acerra per esprimere la preoccupazione della gente circa la costruzione dell’inceneritore. E a sette anni dall’enciclica Laudato sì in cui papa Francesco chiede che nel «dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato»”.

“La Chiesa di Acerra conferma e ribadisce le proprie perplessità rispetto ad una politica di gestione dei rifiuti che, con lo spettro della quarta linea e il continuo tentativo di potenziamento dell’impianto, dimostra di essere rimasta in questi anni prigioniera e succube della logica dell’emergenza e della pressione economica, dentro una visione miope e fallimentare di sviluppo”.

“Tutto questo rischia di produrre l’unico risultato di mettere ai margini la vera vocazione del territorio, mortificandone le ricchezze paesaggistiche, culturali e archeologiche. E lasciando indietro il vero motore dell’economia: l’agricoltura”.

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