Il trasferimento della Biblioteca Nazionale di Napoli dal Palazzo Reale all’Albergo dei Poveri: questa è stata la recente proposta avanzata del Ministro della Cultura Dario Franceschini che è stata travolta da critiche e pareri negativi.
Secondo l’onorevole, infatti, l’inestimabile patrimonio culturale presente nella Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III dovrebbe essere trasferito nel cosiddetto Serraglio sito a piazza Carlo III. Questa volontà, tuttavia, ha trovato l’opposizione di moltissime realtà e istituzioni locali, nonché degli stessi lavoratori dell’antichissima biblioteca.
Il malcontento nei confronti del trasferimento nasce dal fatto che “Una enorme biblioteca a piazza Carlo III diventerebbe un corpo estraneo in una zona che non ha mai vissuto di libri“ come ha dichiarato Fausto Nicolini, regista e scrittore, in un articolo pubblicato dal Roma. In effetti, piazza Carlo III si trova in un’area molto degradata di Napoli e considerata periferica a causa degli scarsi collegamenti pubblici con il resto della città. A ciò si aggiunge, inoltre, il pessimo stato nel quale oggi giace l’ex Albergo dei Poveri, struttura monumentale importantissima, ma abbandonata a sé stessa.
“Il trasferimento nell’ex Albergo dei Poveri, per come attualmente è vista la città, significa mandarla in periferia senza possibilità, peraltro per la tipologia di biblioteca, che la zona di Piazza Carlo III sia riabilitata da un punto di vista urbanistico e di frequentazione” afferma il filosofo, poeta e docente dell’Università di Napoli Federico II Eugenio Mazzarella in un articolo pubblicato dal Roma. Poi prosegue, commentando la proposta di Franceschini: “Significa mandare le umanidis in periferia in una società che ha poca attenzione alla cultura umanistica”.
C’è perplessità, inoltre, anche nel Movimento Neoborbonico, come afferma il suo presidente Gennaro De Crescenzo: “Quali benefici porterebbe alla città e all’Albergo quel trasloco? I flussi annuali, per eccesso, sono pari a meno di 80.000 persone; 70 circa gli impiegati (quasi tutti ostili al progetto), oltre 2 milioni i volumi da “spostare” con costi e rischi enormi (pensiamo ai papiri ercolanesi, ai manoscritti farnesi o alla collezione aragonese). Di qui l’ostilità dei dipendenti e di tanti enti e istituti”.
Al di là della collocazione individuata in sostituzione a quella odierna, però, l’ostilità verso tale proposta è anche nei confronti dello spostamento in sé. La storia dell’istituzione della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III ha una storia imprescindibile dal luogo nel quale è sorta. Fu realizzata per volontà di Benedetto Croce, all’ora Ministro della Cultura, tra il 1920 e il 1921 nel palazzo più importante della città per sottolineare l’importanza di Napoli nel regno e nel panorama culturale.
Proprio per conservare l’integrità della Biblioteca Vittorio Emanuele III nella sua originaria collocazione, i lavoratori della stessa hanno istituito una raccolta firme per bloccare il trasferimento, come recitano in un post social: “Da mercoledì 22 giugno, nei pressi dell’ingresso della Biblioteca, sarà possibile sottoscrivere la e per ripristinare una visione di cultura che abbia come fine la formazione e la crescita umana e non gli utili economici.”.