Il Napoletano è il territorio più cementificato d’Italia. A dirlo è il Rapporto SNPA 2022 .
Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.
Como, Impruneta e Marano di Valpolicella si aggiudicano la prima edizione del concorso ISPRA e conquistano il titolo di “Comune Risparmia suolo” del 2022. Tra il 2006 e il 2021 il Belpaese ha perso 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km2 all’anno a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di Euro l’anno.
A Casavatore il 90,9% del territorio comunale è coperto da cemento delle costruzioni o dall’asfalto delle strade. Ma tutta l’area dell’hinterland napoletano è caratterizzata da questo affollamento. Dopo Casavatore c’è Arzano, dove a essere costruito è l’83,2% del territorio. Segue Melito di Napoli, a pochi chilometri di distanza, con l’81,2%, e la vicinissima Cardito, con il 73%. Dopo quelli campani, nella classifica dei comuni più cementificati c’è Lissone, in provincia di Monza e Brianza dove ad essere ricoperto dal cemento è il 71,3% del territorio. Tra i primi dieci compare anche Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese, con il 68,8%, e poi, al 14esimo posto, Corsico, a sud ovest del capoluogo lombardo, con il 65,8%.
Seguono Frattaminore, Casoria, Torre Annunziata, Portici, Frattamaggiore, tutti con più di due terzi del territorio coperto da costruzioni o strade.