Tra i 9 indagati dell’inchiesta della procura di Salerno per l’omicidio di Angelo Vassallo ci sono anche un colonnello e un ex carabiniere.
Si tratta, secondo quanto riporta Ansa.it, del colonnello Fabio Cagnazzo e dell’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, che era già indagato per il delitto ed è stato di recente condannato a 15 anni di carcere per concorso esterno in traffico internazionale di droga e altri reati. Cioffi per lungo tempo è stato collaboratore di Cagnazzo, che all’epoca dei fatti era comandante provinciale dell’Arma di Frosinone e di recente condannato in primo grado per i suoi rapporti con i trafficanti di droga del Parco Verde di Caivano.
La linea sulla quale si muove la Procura è che il sindaco sia stato ucciso per impedirgli di denunciare un traffico di droga che lui aveva scoperto e che aveva come terminale il porto di Acciaroli.
A marzo 2015 Bruno Humberto Damiani, 32 anni, detto il brasiliano per le sue origini sudamericane, è l’unico indagato per l’omicidio di Angelo Vassallo per i suoi contatti con trafficanti di droga a Secondigliano. La sera del delitto, era con due persone ad Acciaroli. L’uomo venne poi scagionato anni dopo. Cioffi, dal 1991 fino a pochi mesi prima di essere arrestato nel 2018 ha lavorato nel nucleo investigativo di Castello di Cisterna, lo stesso di cui era a capo il colonnello Fabio Cagnazzo, che ha avuto una breve relazione con Giusy, una dei due figli di Vassallo. Cagnazzo venne indagato e poi prosciolto dai pm salernitani.
Una lettera anonima alla redazione della trasmissione di Mediaset ‘Le Iene’ nel 2019 tirò di nuovo in ballo il suo nome insieme a quello di Cioffi. La svolta con le perquisizioni e i sequestri eseguiti dai carabinieri del Ros nei confronti di nove persone arriva finalmente dopo 12 anni. Vassallo fu ucciso perché non voleva piegarsi alla camorra e aveva intenzione di denunciare il traffico di droga che gravitava attorno al porto turistico di Acciaroli di cui era venuto a conoscenza.
Secondo gli inquirenti l’uccisione del sindaco pescatore aveva un motivo ben preciso: “occultare e preservare un traffico di stupefacenti riconducibile ad un soggetto vicino ad organizzazioni camorristiche, in cui erano attivamente coinvolti i carabinieri Lorenzo Cioffi e Fabio Cagnazzo, e la famiglia Palladino”.