L’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, Luca Trapanese, è intervenuto sul caso di Rita De Crescenzo, la nota tik toker che proprio attraverso i social ha raccontato la vicenda che ha coinvolto il suo ultimo figlio, di 14 anni, allontanato dalla casa dei genitori dagli assistenti sociali e portato in comunità dove, tuttavia, è scappato poco dopo.
“Vi devo dare una brutta notizia, mio figlio è scappato dalla comunità. Io voglio sapere da voi della comunità come avete fatto a farlo scappare. A chi stavate guardando? E se a mio figlio succedeva qualcosa? Voglio sapere mio figlio dove sta immediatamente” – ha spiegato la De Crescenzo ai suoi followers dopo aver appreso della fuga del ragazzo.
Ha poi raccontato delle telefonate scambiate con il ragazzo e attaccato i servizi sociali che, a sua detta, avrebbero parlato male di lei al figlio. Per la donna il provvedimento si legherebbe alla mancata frequentazione della scuola da parte del ragazzo e per alcuni problemi legati al passato che più volte ha raccontato.
Poi si è appellata all’amministrazione, rivolgendosi al primo cittadino: “Al sindaco chiedo provvedimenti su questa situazione perché mio figlio sta per strada. Non so dove sta. Mi ha detto solo di non preoccuparmi e che mi chiamerà lui”.
Di qui l’intervento dell’assessore Trapanese che, nel porsi al fianco dei servizi sociali, ha voluto far luce sull’accaduto spiegando che si tratta di una situazione molto più complessa di quella emersa dai social: “E’ una questione molto delicata. Innanzitutto vogliamo chiarire da subito che siamo con l’assistente sociale. Da anni cura questo caso difficile che ha ricevuto più volte segnalazioni dalla Procura dei minori e che ha visto l’impegno della professionista nella proposta di soluzioni alternative a quelle precarie della famiglia. Purtroppo queste soluzioni non sono mai state considerate”.
“Iniziamo a dire che noi siamo dalla parte di tutti gli assistenti sociali del Comune di Napoli che lavorano con grande dedizione e professionalità. Adesso c’è un problema. La verità che noi vediamo sui social non è la verità. Quello che ci viene raccontato da una madre che prova dolore è la sua verità ma la situazione è molto più complessa. Noi non possiamo raccontarla perché c’è un segreto professionale. Ma quando il tribunale decide di togliere un bambino alla famiglia lo fa perché si sono provate tante strade che hanno fallito. Ed è questo quello che succede spesso”.
“Dobbiamo anche chiarire che non è l’assistente sociale che decide di togliere il minore ad una famiglia ma è l’azione congiunta di un tribunale dei minori, della Procura e dei servizi sociali. E’ un’azione che viene fatta in equipe e che viene decisa quando proprio non ci sono soluzioni alternative. Noi ci appelliamo a questa famiglia, alla collaborazione”.
“Il ragazzo è scappato dalla comunità, è stato sicuramente aiutato ma deve tornaci perché la legge è uguale per tutti. Tanti sono i ragazzi come lui che hanno bisogno di stabilità e di avere una strada sicura per diventare adulti. E’ importante che ritorni e che la famiglia collabori perché ci sono le possibilità di migliorare questa situazione, basta solo affidarsi alle istituzioni e vedere nei servizi sociali non i nemici ma le persone che tengono al benessere dei nostri figli e delle vostre famiglie. Vi chiedo collaborazione”.