Domino’s Pizza lascia l’Italia dopo sette anni. La multinazionale americana che aveva portato la pizza con l’ananas all’interno dei nostri confini, con la volontà annunciata di farla mangiare anche a Napoli, se ne torna negli Stati Uniti con la coda tra le gambe e senza neanche lo straccio di una comunicazione ufficiale. Al momento del suo sbarco, nel 2015, l’azienda affermò che avrebbe aperto ben 880 punti vendita su tutto lo stivale, ma nel momento di massima espansione (2020) le pizzerie aperte erano soltanto 29 e nessuna da Roma in giù.
Nel 2020 Alessandro Lazzaroni, allora amministrazione delegato di Domino’s Pizza Italia, in una intervista a Food Makers affermò proprio che: “Non a breve, però vorremmo farlo. Nel mercato della pizza c’è possibilità per tutti coloro che lavorano bene, facendo diversi tipi di pizza. Per esempio noi non facciamo la classica pizza napoletana. Sono convinto che ci sia spazio per Domino’s Pizza a Napoli e in tutto il sud Italia“.
Non solo Domino’s ha dovuto rinunciare al mercato Napoletano e Sud, ma si è addirittura dovuta ritirare da tutta l’Italia. Un ruolo importante l’ha certamente giocato il riconoscimento Unesco dell’Arte dei Pizzajuoli Napoletani, così come l’esportazione dell’ortodossia partenopea nelle maggiori città del Centro e del Nord Italia, dove oggi (a differenza che nel passato) è generalmente possibile mangiare una buona pizza napoletana.
La critica assume i caratteri della derisione proprio oltreoceano: un articolo del Washington Post ironizza sul fallimento di Domino’s in Italia scrivendo che “Sorpresa, gli italiani preferiscono la pizza locale”. Il pezzo, dopo avere analizzato i motivi di un fallimento che sono facilmente intuibili (dai prezzi, al gusto agli abbinamenti strani) cita proprio la tradizione partenopea: “Quando la voce delle chiusure si è diffusa sui social media statunitensi, le persone hanno preso in giro l’idea stessa delle ambizioni della catena (secondo quanto riferito, Domino’s sperava di aprire fino a 800 sedi) nella terra in cui la pizza è così venerata che esiste un’organizzazione che proteggere lo stile tradizionale napoletano e la sua preparazione volteggiatrice, che hanno conquistato un posto nella lista dei “patrimoni immateriali” dell’UNESCO”.
I commenti degli americani sono emblematici: “Riuscite a immaginare qualcuno, se non dei turisti americani ubriachi che ordinano una pizza di Domino’s in Italia”, ma anche “Cercare di aprire Domino’s Pizza in Italia è come cercare di vendere la neve al Polo Nord”