Sono sei i bulli indagati, cinque minori e un maggiorenne, ed identificati come presunti autori dei messaggi di insulti e minacce inviati sul telefonino di Alessandro, il 13enne di Gragnano (Napoli) morto suicida giovedì scorso.
Sul loro conto la procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. “Stiamo facendo tutti gli accertamenti e le verifiche sui siti e sui messaggi, da cui trarre notizie”, ha detto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese nel sui intervento al Forum Ambrosetti di Cernobbio.
“La polizia postale negli ultimi mesi ha controllato oltre 500mila siti web sospetti, sono state arrestate 236 persone e denunciate ottomila“, continua parlando di cyber sicurezza.
Uno degli ultimi messaggi ad essere stato inviato da Alessandro è quello per la sua fidanzatina: “Ti lascio, non ce la faccio più, ricordati di me“, avrebbe scritto prima di lanciarsi nel vuoto dalla finestra dell’abitazione al quarto piano dove viveva con la famiglia.
Dall’esame del suo telefonino emergono infatti gli insulti e le minacce che avrebbe subito da un gruppo di giovani cyberbulli. In uno di questi messaggi sarebbe stato scritto esplicitamente: “Ucciditi“, “buttati giù“.
Secondo gli inquirenti Alessandro era angosciato dai messaggi intimidatori e aveva il terrore di tornare a scuola. L’esame del cellulare avrebbe quindi smentito l’ipotesi disgrazia con il ragazzo rimasto solo in casa che si sarebbe sporto troppo dalla finestra nel tentativo di riparare il cavo della televisione, perdendo di fatto l’equilibrio e finendo sull’asfalto dopo un volo di quasi 15 metri.
“La tristezza e il dolore accompagnano queste poche righe, proprio come fanno con i miei pensieri che dal giorno di questa ultima tragedia sono affranti e pieni di domande. Sono molto legato a questa famiglia e condivido con loro una sofferenza straziante, ma come sindaco devo sottolineare il dolore e la responsabilità di una intera comunità“. Queste le parole di Nello D’Auria, sindaco di Gragnano (Napoli).